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Adam

Regia di Max Mayer vedi scheda film

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La recensione su Adam

di supadany
6 stelle

Commedia vincitrice al Sundance edizione 2009 che affronta un tema non nuovo quale la diversità all’interno di una società tendenzialmente poco attenta, ma almeno lo fa (mediamente) con la giusta grazia, trovando scorci anche notevoli alternati a scadimenti più o meno preventivabili.

Adam (Hugh Dancy) ha la sindrome di Asperger e se da un lato è un asso in almeno un paio di campi (elettronica e astronomia) dall’altro non può manifestare i sentimenti come una persona normale.

Le cose cambiano per lui quando entra nella sua vita la nuova vicina Beth (Rose Byrne); lei si affeziona e tra i due comincia un rapporto di coppia che però dovrà affrontare svariate difficoltà e non solo dovute a loro stessi.

 

Facile fare un diretto paragone con il ben più celebrato, e comunque meritevole, “Forrest Gump”, già quando in prima battuta vediamo Adam seduto sui gradini di casa, ma poi la comparazione tende a svicolare, per quanto possibile, con il “nostro” che lo richiama apertamente nel momento di ricevere una scatola di cioccolatini (vi ricorda qualcosa?).

Storia che non brilla di luce propria (l’argomento è stato già sviscerato in ogni modo), ma che comunque vanta alcuni momenti molto buoni, innanzitutto una scena forte come quella che vede Adam non rispondere al primo invito di Beth completamente bloccato dal suo essere, ma che inevitabilmente fatica a progredire quando il rapporto tra i due si fa più serio.

Non è infatti credibile fino in fondo, e il corollario (il processo del padre di Beth) fornisce qualche sponda, la ragazza ha solo bisogno di un uomo che la capisca (e purtroppo Adam non può farlo), ma a suo vantaggio ha poi un finale caldo, ma che non si piega al più facile degli happy end, d’altronde nella vita si può essere felici anche per altro, oltre che per una storia d’amore.

In tutto questo i due protagonisti (vedi foto sottostante) hanno una buona intesa e si amalgamano con la necessaria spontaneità.

 

Un equilibrio spesso precario (funziona meglio il lato drammatico di quello più dolce), ma che trova in ogni caso un punto di svolta determinante, per una pellicola dolce-amara che non sempre prende le vie migliori, ma che quando lo fa, e per giunta in alcuni momenti chiave, si muove con una candida leggerezza.

Delicato.  

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