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Il quarto tipo

Regia di Olatunde Osunsanmi vedi scheda film

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Genga009

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il quarto tipo

di Genga009
1 stelle

Una buona fregatura. Ora c'ho voglia di andare in Alaska!

Cerca: "migliori horror di tutti i tempi"

Risultato: "film più spaventosi di tutti i tempi ...

... o forse cercavi Shining, Il seme della follia e roba simile?"

Ma vaa, ti pare? Meglio Gothika, che almeno c'è Halle Berry che (at)tira...

 

Comunque, ecco Il quarto tipo, il film sul paranormale che sfrutta la psicanalisi come mezzo per comunicare con "l'altra parte", analizzando i soggetti che la storia pone di fronte lo spettatore tramite le regole del metacinema, compresa la protagonista. Compresa l'attrice che interpreta la protagonista. Compresa una psicanalista che interviene in entrambi i piani della realtà, la quale all'inizio parla in camera spiegando che "lestoriesonovere", "staavoidecideresecredereono", "aiutononsonopazza". Tanto per cercare di far venire il cagotto sin dai primi due minuti. Inutile dire che non è proprio un metodo molto efficace ma va beh, sarebbe bastata una bella carrellata in un corridoio, lenta, fotografia blu&verde&viola, qualche lampo e finestra aperta che sbatte, tende che volano, ecc, che in verità a me basta poco per farmi venire l'ansia. Ma non così, non con parole di avvertimento, ecco!

 

 

 

 

Ma questo è un buon film, incoerenze a parte. Tante incoerenze a parte.

La narrazione segue più piani, uno realistico, tipo mockumentary, ed un altro cinematografico, più romanzato. E' interessante il contrasto che si genera quando queste dimensioni vengono messe in parallelo, seguendo un intreccio e con una messinscena pressocché identici. La paura non regna sovrana, ma manco a chiamarla col fischietto! Si percepisce un po' di tensione in qualche sequenza. Una scena, invece, è strutturata come odio profondamente negli horror degli ultimi anni, cioé tipologia "salto dalla sedia", che ti alza la frequenza cardiaca di quaranta punti in sei decisecondi. Mannaggia a voi!

Il titolo schematizza i vari contatti che i personaggi hanno con il paranormale secondo una scala crescente di intensità, sensibilità.

Nel film, queste interazioni sono studiate tramite la regressione ipnotica, una tecnica psicanalitica che permette al dottore di entrare nella mente del paziente, rendendone possibile l'estrapolazione dei ricordi, anche di quelli smarriti. Di conseguenza, le esperienze, prima isolate nell'inconscio, vengono rivissute dal paziente in prima persona con le medesime emozioni provate nella situazione principale, quella fisica passata.

Non voglio stare a spiegare primo tipo, secondo tipo, ecc perché, ripeto, per me questo è un buon film. E poi c'è Elliot Stabler di Law&Order: Vittime speciali che è sempre bello vedere che è vivo e che lavora.

 

 

 

 

Però adesso vi frego come frega il film, così metto l'allerta spoiler e tutti sono contenti: questo non è un film sul paranormale, sui fantasmi, sugli zombie, sui vampiri... cosa rimane?

...

Gli UFO.

Adesso, non so a voi ma a me gli horror a tema alieni non è che appassionino, se non in rarissimi casi. Anzi, a dire la verità, anche il film stesso, che alla fine conduce un'indagine partendo dal primo tipo, poi il secondo, il terzo ed, infine, il quarto, ovvero il rapimento, quindi non c'entra niente con gli studi psicanalitici della poveretta qua sopra, è riuscito a prendermi tranne che nel finale. Per tre quarti ti spiega una cosa e poi te la butta via, rimpiazzandola con E.T. (invisibile) che frega la gente. Boh, ci sono rimasto male. 

Tutto questo lo dico perché magari non me ne sono accorto io, magari si capisce da subito che si parla di alieni e non di entità paranormali e sono io che non ci ho capito niente.

 

 

 

 

Come gira Osunsanmi?

Bene. Niente di ottimo ma anche nulla di malvagio. Il regista adotta uno stile "accademico", se si può definire così, in cui la telecamera si percepisce eccome ma genera un ritmo coinvolgente, quindi alla fine non si da neanche più peso alla sua presenza. La trama va avanti in tutta la sua contorta ed orgogliosa convinzione che "Oh! Queste so storie vere, capito?" e ti lasci intortare per due orette sapendo benissimo che è tutta una fesseria pazzesca ma costruita in maniera discreta. In fondo questo è il cinema, sia quello di livello più alto che il resto. Questo lungometraggio però qualche dubbio te lo fa venire dopo la conclusione. Probabilmente sono io che non sono molto scettico di natura, però, essendo che narra misteriosi eventi che da quarant'anni si verificano a Nome, in Alaska, non mi sento di dire che al 100% sia tutta una montatura. Ma, in fondo, chissenefrega!

Io Il quarto tipo continuo a consigliarlo per la sua struttura e per ciò che racconta. Lo vedo un po' come The exorcism of Emily Rose per gli ufologi.

 

Grazie per l'attenzione.

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