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Soul Kitchen

Regia di Fatih Akin vedi scheda film

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La recensione su Soul Kitchen

di graffiodiluna
8 stelle

Zinos (Adam Bousdoukos), proprietario del ristorante Soul Kitchen, è in guai grossi. Ha problemi con il fisco, l’algida Nadine, sua fidanzata, si è trasferita a Shangai per lavoro, e una brutta ernia al disco lo mette al tappeto impedendogli di lavorare. Assume Shayn, (Birol Ünel), un cuoco tanto sofisticato quanto squinternato, provetto lanciatore di coltelli. Il suo ingresso nella cucina di Zinos è uno shock: non si sa se è una cucina spazzatura, o se la spazzatura viene servita come alta cucina ( le patate fritte nello stesso olio dove è stato fritto il pesce sono da svenimento), ma gli avventori sembrano adorarla mandando in bestia il povero cuoco, che deve faticare non poco per imporre la sua arte. Quando un gruppo teatrale, per necessità, si ferma nel locale, ha l’occasione di dare sfogo alla sua creatività: i piatti, da semplici ammassi di poltiglia, assumono un aspetto invitante, il cibo arriva all’anima passando per lo stomaco, il locale inizia a riempirsi, diventando un posto alla moda molto ricercato, tanto da lasciare fuori dei clienti per mancanza di spazio. Le cose sembrano andare finalmente per il verso giusto. Ma non basta: Zinos ha il cuore a pezzi, decide di vendere tutto e seguire l’amore, consegna il ristorante a suo fratello Illias, un galeotto inaffidabile con la passione sfrenata per il gioco d’azzardo, ora in regime di libertà vigilata. Le due decisioni si riveleranno pessime: Illias si gioca il ristorante, che finirà in mano ad un palazzinaro senza scrupoli che mira solo al terreno su cui sorge, e Nadine si trova un amante con gli occhi a mandorla. Soul Kitchen, fa pensare ad una grande famiglia, una comunità un po’ stravagante ma unita: è la perfetta fusione di tutti i personaggi, a cui il regista sembra aver dato carta bianca. Ognuno, a modo suo, cerca quello di cui ha bisogno: amore, denaro, sesso, o solo compagnia, come il vecchio inquilino che sta in affitto in un garage adiacente al ristorante. Non ci sono brutture ma tanta ironia, alcuni momenti sono di ilarità assoluta: uno per tutti il funerale della nonna di Nadine. Bellissima la colonna sonora, un misto di soul rock e funk, che accompagna tutto il film, costringendo chi lo guarda a tenere il ritmo battendo i piedi o schioccando le dita. Soul kitchen è un film a tinte etniche, stupefacente (in tutti i sensi, la radice afrodisiaca dispensata a piene mani nel déssert non è la sola spezia che si usa nel ristorante), divertente e frenetico, uno di quei film che vorresti non finissero mai.

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