Regia di Victor Fleming vedi scheda film
Il "Mago di Oz" rappresenta bene il cinema romantico della vecchia America. Non solo, ma se si mettessero in secondo piano le meraviglie estetiche di questo capolavoro, fissando l'attenzione solo sui significati, si scoprirebbe anche di meglio. Che le virtù dell'intelletto, del cuore e del coraggio siano già in possesso dei tre simpatici personaggi - pur senza rendersene conto - mi sembra implicito. Un po' meno implicita è la soluzione finale: un semplice attestato che notifica il possesso di tali virtù. Che c'è di più bello nel sognare che la differenza "tra un eroe e un misero tapino" stia solo in una stupida medaglia appesa al vestito? Medaglie e attestati sono allegramente presi in giro da questa commedia il cui finale non è così banale come spesso viene giudicato. Stesso discorso per quanto riguarda gli affetti familiari, l'amore per la propria casa che riprende il tema della fiducia in se stessi (simile al finale di "Via col Vento", che Victor Fleming firmò contemporaneamente al "Mago di Oz" nel 1939).
Azzeccato lo stacco tra bianco-nero e colore quando Dorothy entra nel fantastico mondo di Oz. La colonna sonora è da ascrivere nella storia della musica di tutti i tempi. E gli effetti speciali antiquati donano al film un carattere semplice e umano assolutamente unico. Come dire: più passa il tempo e meglio è.
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