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The Box

Regia di Richard Kelly vedi scheda film

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La recensione su The Box

di FilmTv Rivista
8 stelle

Le sonde Viking 1 e 2 atterrano su Marte tra l’estate e l’autunno del 1976. Gli Stati Uniti, parallelamente ai successi in campo spaziale, vivono una grave crisi economica causata dall’aumento forzato del prezzo del petrolio. La Cia ufficializza la resurrezione di Arlington Steward (Frank Langella) e l’invenzione, da parte di quest’ultimo, di uno strano dispositivo. Una scatola con un bottone. Mister Steward raggiunge semplici cittadini e offre loro un milione di dollari in cambio dell’impegno a schiacciare il pulsante. Controindicazione: a bottone premuto, una persona sconosciuta muore. I coniugi Cameron Diaz e James Marsden, lei menomata lui appena trombato dalla missione Nasa, schiacciano. Conseguenze angoscianti. Ispirato a un racconto di Richard Matheson (Button Button. La pulsantiera), scritto per la seconda serie di Ai confini della realtà, The Box è il primo titolo bello, pieno, tondo di Richard Kelly, regista di Donnie Darko e del tremendo Southland Tales. A parte dimostrare come le idee geniali di Matheson siano senza tempo, il film riconduce il tema del libero arbitrio a un contesto tutt’altro che metafisico, nonostante i rimandi spaziali, bensì quotidiano. Normale. Cameron Diaz e James Marsden (molto bravi, lui soprattutto è una sorpresa) non sono cattivi, hanno una coscienza, i problemi economici di tutti, un figlio da crescere. E schiacciano il bottone. Anzi, sono sempre le donne a premere e i mariti a pagare un prezzo altissimo. Parlare di misoginia è miope. In verità le prime si prendono la responsabilità di un gesto comunque condiviso, i secondi subiscono per aver delegato, pusillanimi. Da qui il contrappasso (tipico delle storie “cormaniane” di Matheson), ma anche lo svelamento di uno scenario di “colpevoli” (tipico invece della visione politica di Richard Kelly) e complotti istituzionali. La risoluzione degli enigmi appartiene alla fantascienza popolare e ha fatto storcere il naso a qualche critico snob, che forse pensava fosse Kubrick (più o meno) e invece era un B movie, solo più sofisticato.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 29 del 2010

Autore: Mauro Gervasini

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