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Un amore all'improvviso

Regia di Robert Schwentke vedi scheda film

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La recensione su Un amore all'improvviso

di mc 5
4 stelle

Può accadere (rientra nell'ordinario) che certi film dividano in due pubblico e critica, spesso avviene a proposito di film di cui si parla molto, per lo più grosse produzioni, ma può capitare anche a pellicole modeste come questa, destinate a scivolare via dalla programmazione in breve tempo senza lasciare di sè tracce memorabili. Ho raccolto in giro, infatti, opinioni su questo film praticamente agli antipodi. E possiamo attuare questa distinzione principale. C'è chi lo ha preso sul serio, questo plot super romantico (che d'altra parte PRETENDE d'esser preso maledettamente sul serio, tanto che non vi si riscontra ombra di ironìa neanche a cercarla col lanternino). Ma c'è anche chi (e sono in parecchi) ha commentato ghignando e parlando apertamente di "comicità involontaria". Ovunque si sostiene che in questa pellicola fa spesso capolino lo stesso spirito del celeberrimo "Ghost", col quale ha in comune, sia detto per inciso, il medesimo sceneggiatore, tale Bruce Joel Rubin. Spiacente, ma non avendo mai visto "Ghost", non posso argomentare in proposito. Posso però tirare in ballo un altro film, molto più vicino a noi nel tempo, "Il caso di Benjamin Button", che con la pellicola in oggetto qualche punto in comune ce l'ha. Entrambe le pellicole infatti condividono la "chiave" narrativa, che consiste nel rapportare il protagonista al trascorrere del tempo, avendo il personaggio la possibilità di attraversarlo e di camminarvi a ritroso. Evidenziando dunque lo sguardo del "viaggiatore" verso il suo prossimo che invecchia con parametri differenti dai suoi. Detta così pare una roba assai confusa, ma chi ha visto il "filmone" con Brad Pitt ha capito perfettamente. Ma tra i due film passa una differenza abissale. In "Benjamin Button" gli sceneggiatori hanno lavorato davvero d'impegno e di fino, costruendo un meccanismo che riesce a sospendere l'incredulità dello spettatore, rendendo appassionante ed emozionante una vicenda palesemente inverosimile e fiabesca. La storia raccontata è infatti assurda, ma questa non viene mai contaminata (sto sempre parlando di "Benjamin Button") da tentazioni esoteriche: il punto è che i sentimenti rappresentati sono talmente universali ed autentici da sostituire il bisogno di cercare verosimiglianze di sorta. In "Un amore all'improvviso" accade il contrario. Qui la vicenda è non solo inverosimile, ma soprattutto balorda, perchè da una parte non ritiene di fornire spiegazioni e dunque il pubblico resta perplesso, ma neppure possiede quell'appiglio (o "appeal") emozionale così forte e potente da controbilanciare l'inverosimiglianza. La trama, raccontata sinteticamente, fa davvero ridere, col ridicolo sempre dietro l'angolo. Fate conto di un tizio che, a causa di una disfunzione genetica, ha la facoltà di viaggiare nel tempo. E già qui partiamo male. Perchè è legittimo chiedersi che senso ha (anche a livello di scenggiatura fantastica) accostare "problema genetico" e "viaggi nel tempo". Non ci azzecca niente. E qui mi si insinua un sospetto, ma essendo solo una mia ipotesi personale, non voglio polemizzare coi soliti sceneggiatori hollywoodiani. Non sarà, stavo pensando, che "i soliti sceneggiatori" non sapendo dare una spiegazione ad una vicenda "soprannaturale" intendono, tra le righe, ricondurne il senso alla solita stramaledettissima deriva "New Age"? Ah, ma non vi ho ancora detto il dettaglio più gustoso: assodato che il protagonista non fa altro, per tutto il film, che scomparire all'improvviso  e riapparire quando nessuno se l'aspetta...il bello è che quando riappare, lo fa NUDO come un verme!! Ora, ragioniamo. Io capisco che alle spettatrici faccia piacere osservare i pettorali e i glutei di quel moraccione di Eric Bana, ma la cosa, peraltro esibita con seriosità e senza la benchè minima ironia, supera ogni senso del ridicolo. Che poi, il buon Eric Bana, non è un attore da buttare via, nient'affatto, solo che ci è nota la sua impostazione, diciamo così, un pò "legnosa", un pò rigida se vogliamo. Per la sua partner nel film, il discorso è diverso. Confesso che ho sempre avuto un debole per Rachel Mc Adams, della quale non intendo certo declamare alcuna bellezza da diva, ma lasciatemi affermare che si tratta di una delle attrici più graziose mai viste sullo schermo. Al punto tale che quel suo incantevole viso da cerbiatta finisce col conferire ad ogni sua interpretazione (pur eccellente) un chè di "lezioso" che a volte stona. Ciò che mi preme sottolineare è che comunque i due attori non hanno colpa se l'operazione si rivela un mezzo fallimento, anzi loro ce la mettono tutta. A minare la credibilità dell'opera è proprio la disinvoltura con la quale una storia così bislacca viene spiattellata. Sembra che chi ha scritto la vicenda abbia commesso il triplice errore di dare per scontato che:  a) lo spettatore non si faccia domande   b) lo spettatore prenda tutto drammaticamente sul serio   c) lo spettatore, vedendo questi due amanti che si rincorrono balordamente nel tempo, si commuova "senza SE e senza MA". Sbagliando clamorosamente su tutti i fronti.
Voto: 5

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