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Drag Me to Hell

Regia di Sam Raimi vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Drag Me to Hell

di Paul Hackett
6 stelle

Perseguitata e maledetta da una ripugnante orribile vecchia, Christine riuscirà a salvare la propria anima da un demone infernale che verrà a ghermirla dopo tre giorni? L'ho sempre detto e lo ripeto: Sam Raimi è un genio, un abilissimo manipolatore e un profondo innovatore dell'horror (i primi due episodi della saga del "Morto malvagio"), del fantasy ("L'Armata delle tenebre"), del western ("Pronti a morire"), del peplum (le serie di Hercules, Xena e Spartacus da lui prodotte), del thriller "Soldi sporchi", "The gift"), delle trasposizioni cinematografiche da fumetti (la serie di Spiderman). Con "Drag me to hell" Raimi torna all'horror puro, ben 22 anni dopo il suo ultimo vero film "di paura", "La casa 2", datato 1987: il risultato è piacevole, anche se non del tutto convincente. Il regista italoamericano ripropone il suo personalissimo mix di terrore, comicità e soluzioni visive eccessive, quasi cartoonesche, che già erano state la sostanza della celebre serie di "Evil dead" (la vecchia mostruosa viene direttamente da "La casa"), ma dagli anni '80 parecchia acqua è passata sotto i ponti e ciò che allora era sorprendente ed originale oggi ha ormai assunto il piacevole e rassicurante sapore di un classico, persino un po' prevedibile e conservatore. Certo, la classe di Raimi non si discute e "Drag me to hell" può contare su alcuni momenti (la seduta spiritica su tutti) davvero indimenticabili, ma, nell'insieme, il film non fa molta paura e, tra urla e schiamazzi, si trascina, a tratti in maniera un po' faticosa, verso un epilogo abbastanza prevedibile (c'è anche il momento in cui la protagonista tira fuori le unghie, come Ash, l'indimenticabile Bruce Campbell di "Evil Dead" e "L'armata delle tenebre"), senza suscitare particolari sussulti e lasciando in bocca un retrogusto piacevole, ma non particolarmente sapido, di deja-vù cinematografico. Non troppo esaltante il cast, con una Alison Lohman perennemente imbambolata e a bocca spalancata, un Justin Long non particolarmente espressivo, una bravissima Lorna Raver (la vecchia ripugnante) e tanti volti "di serie B" di contorno. Sceneggiatura piena di buchi ed incongruenze, regia comunque ineccepibile di Raimi. Tre stelle.

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