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Ajami

Regia di Scandar Copti, Yaron Shani vedi scheda film

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La recensione su Ajami

di alan smithee
7 stelle

FESTIVAL DI CANNES 2009 - QUINZAINE DES REALISATEURS

CANDIDATO ALL'OSCAR 2010 COME MIGLIOR FILM STRANIERO

"Chiudete gli occhi. Fate un respiro profondo e fate riposare la testa. Ora vi sentite tranquilli e sereni: lentamente le vostre mani diventano leggere, poi i piedi, infine tutto il corpo. Conterò fino a tre, e quando aprirete gli occhi vi troverete in un altro luogo.... Uno, Due, Tre.......aprite gli occhi".

La voce narrante, sinistramente preveggente, è quella del tredicenne Nesri, un bambino maturo che disegna in chiaroscuro su carboncino e con stilizzati ma altamente espressivi e professionali tratti sicuri, i particolari salienti ed espressivi delle tragedie che lo circondano; un ragazzino che vorrebbe essere già adulto, e che per tale motivo pensa già a organizzarsi per sposarsi, mentre il nonno paralitico, a cui il ragazzo sta facendo la doccia, cerca di convincerlo che la cosa più importante per lui ora è che finisca di studiare.

Siamo a Jaffa, nel quartiere cosmopolita, e per questo rovente, di Ajami, ove convivono, come possono, antichi ceppi di origine ebraica, musulmana e cristiana. Un quartiere a pochi passi dalla zona portuale di Jaffa, dove i commerci fioriscono, ma anche le trattative e gli affari illeciti, e con questi la delinquenza, i contrasti tra bande rivali, che si contendono un mercato irrinunciabile e che, per il regolamento dei conti, finiscono sempre per mettere davanti ognuno il loro dio, e la difesa ognuno delle proprie tradizioni.

"Era da un pò che sapevamo che qualcosa di brutto sarebbe successo nel nostro quartiere...ma non immaginavo che tutto ciò cominciasse con la morte del mio amico Jaja": quando un vicino di casa di Nesri viene brutalmente assassinato mentre sta riparando una gomma alla macchina del fratello di costui, si capisce subito che i killer volevano colpire la famiglia di Omar, a causa di una faida iniziata con l'uccisione di un beduino entrato nel bar dello zio di Nesri e Omar per intimidire i titolari sul fatto che non gli avessero pagato il pizzo. Il padrone del bar si difende e uccide l'uomo col fucile, non sapendo che questi appartiene ad una delle famiglie più potenti dei quartieri del sud.

A questo punto, dopo l'incendio doloso del bar, dopo gli agguati ed i tentativi di uccisione del barista zio di Nesri, poi rimasto gravemente ferito in un agguato, la famiglia decide di dividersi e di nascondersi altrove, tenendo celato Omar, che a quel punto rimane il più anziano ancora in salute di tutta la stirpe.

La vicenda poi si sposta su un altro giovane, Malek, un giovane profugo palestinese che lavora come clandestino in Israele per raccomolare i soldi necessari per operare la madre gravemente malata; Poi c'è Binj, un palestinese innamorato che sogna un futuro di convevenza e benessere assieme alla sua fidanzata, che tuttavia è ebrea e come tale legata ai culti difficilmente condivisibili con altri popoli o razze differenti se non adirittura nemiche; Dando infine lavora nella polizia ed è ossessionato dalla morte violenta del fratello, al quale ha giurato di porre rimedio vendicandolo.

Storie tese, agguati e sparatorie a bruciapelo dove la reazione ad un atto di prepotenza sviscera ulteriore scarica di adrenalina e una risposta in crescendo a livello di tensione emotiva, che finisce per intersecarsi di episodio in episodio. Ajami è oltretutto un'opera prima, impegnata, schierata contro la violenza insanabile tra popoli ed etnie e per questo tutta protesa a rappresentarne i brutali inevitabili effetti e fisiologiche drammatiche conseguenze:  notevole la portata drammatica, ma pure la dinamica thriller che ogni episodio, per quanto perfettamente calato nella realtà di quartiere multietnico e per questo problematico, si porta con sé.

Un tensione quella di Ajami, che si acuisce in quanto come surriscaldata dall'impeto della violenza e della vendetta, tratti essenziali di questo esordio notevole girato a quattro mani da una coppia affiatata di registi di estrazione diametralmente opposta quanto ad etnia, quasi a suffragare l'origine ed il caposaldo centrale che fa da filo conduttore e pure da esca detonatrice del magma pronto ad esplodere: si chiamano Scandar Copti e Yaron Shari, cittadino palestinese il primo, mentre ebreo musulmano il secondo: per dare motivo agli attori che prendono parte ai vari episodi concentrici di entrare a far parte più intimamente dei loro personaggi, i due cineasti rivelano di aver girato il film in modo consequenziale rispetto alla storia e ai vari suoi avvicendamenti: costretti per questo motivo a continui spostamenti tra una location e l'altra, con necessità di perdere più tempo e utilizzando un metodo meno razionale ed economico, al servizio di una tensione emotiva in grado di materializzarsi e rispettare le singole sensibilità degli attori coinvolti.

 

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