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Kinatay. Massacro

Regia di Brillante Mendoza vedi scheda film

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La recensione su Kinatay. Massacro

di FilmTv Rivista
8 stelle

Peping ha 20 anni, una favola sentimentale da raccontarsi, un figlio. Peping è uno studente all’Accademia di Polizia: ingenuo, bisognoso di denaro, desideroso di trasgressione. Per questo accetta una proposta che scopre poi indecente: partecipare a una missione fuori orario, fuori legge. Il rapimento, lo stupro, la tortura, l’uccisione di una prostituta. L’iperrealismo di Mendoza, in principio, assorbe Manila: il sound design scolpisce il caos misero e gioioso del giorno, la mdp coglie in 35 mm la luce, gli umori, gli usi della capitale. Poi viaggia al termine della notte, acuisce lo stridere dei rumori, sgrana il buio in digitale, soffoca Peping in spazi chiusi e durate infinite. In un’agonia di suoni e immagini insostenibili, per un marchio indelebile di innocenza perduta. Sprofonda il film familiare nello snuff movie, ma ciò che traumatizza è oltre la violenza. È l’insita pornografia del reale: dopo aver registrato il macello del corpo fatto a brandelli, la mdp inquadra una scritta sulla maglietta di Peping: «L’integrità, una volta persa, è persa per sempre». Che è, insieme, una chiosa morale, una battuta paradossale, una bestemmia. Mendoza gira come se il cinema non esistesse, umilia ogni retorica, sposa e punisce il desiderio voyeurista, raggiunge le viscere della realtà. E trasforma una banale parabola cristiana di perdizione in una sconcertante, concreta esperienza d’inferno.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 20 del 2012

Autore: Giulio Sangiorgio

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