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Kinatay. Massacro

Regia di Brillante Mendoza vedi scheda film

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La recensione su Kinatay. Massacro

di alan smithee
10 stelle

Manila e l'orrore. Fosse solo storia di corruzione, di giovani allievi poliziotti che per arrotondare il magro stipendio offerto dalla scuola militare accettano di svolgere lavoretti di ordinaria corruzione per conto della malavita locale, non saremmo molto distanti dagli spiazzanti panorami del nostro devastato Mezzogiorno in stile Gomorra. Ma qui nel film del grande regista Brillante Mendoza (presente in giuria e dunque spesso in sala durante il recente ultimo Torino Film Festival) si va ben oltre: la posta viene aumentata visto che le esigenze di Peping, giovane sposo con figlio neonato a carico, sono aumentate. Il suo collega Abyong lo mette in contatto con un boss per un'operazione ben diversa dalle precedenti, e che il giovane, sgomento quasi quanto lo spettatore, comprendera' solo strada facendo in un crescendo emotivo e di tensione che diventano presto insopportabili.
Una spedizione parte in serata per prelevare una prostituta di nome Madonna, rea di non aver pagato il pizzo e aver accumulato un debito divenuto enorme nel tentativo di distrarre il denaro per il mantenimento del figlioletto. Rinchiusa in un furgone, la donna, circondata dai suoi aguzzini piu' Peping e Abiyon, viene percossa violentemente fino quasi ad essere creduta morta. In seguito, in uno squallido sotterraneo, la vittima verra' nuovamente malmenata, violentata e infine uccisa e fatta a pezzi. Le parti del corpo disseminate ovunque, per strada, in un fiume, nell'immondizia, in totale spregio di ogni valore e dignita'.
Gli aguzzini, finito il lavoro, vanno a mangiare perche' e' ormai giorno fatto e la fame li ha colti alla sprovvista.
Un brandello d'umanita' si fa strada dal branco di bestie solo quando Peping rinuncia a dividere il pasto con i suoi complici. Vomita e fugge via, pur intascando la generosa ricompensa e fa ritorno dalla moglie con i soldi per il sostentamento del figlio. E una vita continua, nell'orrore di una societa' che e' l'incubo metropolitano che incombe ormai su tutti gli angoli di questo pianeta torturato da una razza dominante che non si merita nulla di migliore.
Il film colpisce e devasta per il suo spiazzante realismo, che rende al confronto innocuo il piu' verosimile horror movie che si possa immaginare. La lunga "via crucis" verso il massacro della prostituta e' l'iniziazione e al contempo la fine dell'innocenza e della pace interiore del giovane allievo, l'inizio di un incubo a cui e' praticamente impossibile sottrarsi per il resto dei giorni avvenire.
Mendoza gira in tempo reale, quasi a moltiplicare l'angoscia che si consuma in un'attesa insopportabile di un orrore che tarda a manifetarsi ma che avverti gia' implacabile nell'aria malsana e soffocante che circola nell'abitacolo dell'autovettura della morte. Ogni azione inizia e si conclude col realismo e la tempistica materialmente necessari per compierla, sia essa l'atto di squartare senza pieta' il corpo appena massacrato della vittima, sia invece la semplice sostituzione di una gomma del taxi che conduce verso casa il nostro sconvolto protagonista alla fine del film. Sta proprio in questo particolare agghiacciante e stordente la genialita' di Brillante Mendoza, una vetta tra le piu' irraggiungibili dell'attuale panorama registico mondiale.

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