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Antichrist

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su Antichrist

di mc 5
2 stelle

Le prime notizie intorno a questa pellicola ci parlavano di cori irridenti e di salve di fischi indirizzati, in quel di Cannes, verso colui che aveva diretto l'opera. Per contro, qualche sparuta voce si levava fra i critici sostenendo che taluni ignoranti non avevano colto il senso profondo e la raffinata e potente simbologia di un'opera provocatoria e nel contempo complessa. Come la penso io? Certamente stavolta la virtù non sta nel mezzo, trattandosi della più sfacciata e solenne vaccata di film che io abbia mai visto. Una roba da abbandonare la sala in massa e dimenticarsi per sempre il nome di un cineasta che, finchè riuscirò a trattenermi, cercherò di non nominare. Il film è disgustoso e nauseante, farcito di sequenze di pessimo gusto, alternate a lunghi e noiosi silenzi. La storia è così "spartana" che possiamo sintetizzarla in poche righe. Una coppia felice (lo testimonia il fatto che all'inizio scopano come ricci) diventa una coppia tormentata dopo il trauma per la morte del figlio di pochi mesi a causa di un disgraziato incidente. Ed ecco che la coppia si fa analista di sè stessa, affidandosi ad una sorta di terapia. Anzi, per meglio affrontare questo cammino a ritroso nel dolore, questa via crucis dei sentimenti alla ricerca dell'essenza della crisi, i due decidono (chissà poi perchè) di ritirarsi in una baita collocata in mezzo ad un bosco. E là la natura si esprime da subito nelle sue forme più bizzarre, a partire dalle ghiande che rompono i coglioni picchiettando 24 ore su 24 sui tetti e sulle pareti di quella sfigatissima casupola. Per tacere poi degli animaletti che popolano il bosco, tra cani parlanti, cornacchie e non ricordo bene cos'altro: scusate se la butto sull'ironìa deficiente, ma a questo punto mancano all'appello solo il vitello dai piedi di balsa e l'orsetto ricchione...Dunque, dicevamo di questi due simpaticoni alla ricerca di sè stessi. Fra i due, dopo un inizio con qualche residua smancerìa ("ti amo" "tu mi ami" "io ti amo di più" "no io di più", etc. etc.) scatta un meccanismo di azioni e reazioni che si fa sempre più incomprensibile, della serie che i due si accarezzano teneramente e dopo due minuti si stanno massacrando di botte. Uno che non ha visto il film può pensare "Evabbè, checcentra, l'amore si sa che non è bello se non è litigarello"...Alla faccia del litigarello!! ...alla tipa quando le prendono i 5 minuti è capace che (anzi, lo fa proprio!), tramortito il maritino e constatandone il persistere (nonostante lui sia mezzo maciullato) di una potente erezione, gli afferra il membro a due mani e lo masturba rabbiosamente facendolo schizzare sì, ma non quello che pensate voi, ma bensì sangue (che simpatia, vero?!). Ma poi, siccome lei non è una che ama lasciare le cose a metà, prende un chiodo gigantesco e glielo conficca in una gamba facendogli vedere i sorci verdi. Ma lui, che riesce a trovare (dove non si sa) l'energia per fuggire rantolando, e dunque trascinandosi per il bosco circostante, trova rifugio dentro una tana dove però alberga già un inquilino, rappresentato da una cornacchia aggressiva, ma niente paura: lui, pur quasi moribondo, uccide l'uccellaccio a cazzotti (giuro!). E la moglie? beh, lei lo sta cercando per tutto il bosco urlando "Bastardo! vieni fuori se hai il coraggio!" e in effetti lo stana quasi subito, attirata dalle grida di dolore della cornacchia presa a pugni, e...non ci crederete ma subito dopo che lo ha tirato fuori con violenza dalla tana in cui s'era rifugiato, è già lì che gli chiede scusa e ritorna affettuosa. Ma a quel punto c'è il colpo di scena: lei si auto-mutila a sorpresa (così, tanto per ravvivare la storia) praticandosi (IN PRIMO PIANO!) una disgustosa infibulazione. Il film si conclude con lui che sfoggia un'espressione sbigottita, osservando che il bosco -fino a quel momento deserto- improvvisamente prende a popolarsi di centinaia di pellegrini. Fine. Ragazzi, adesso, parlando seriamente: ma come ha potuto un cineasta discutibile fin che si vuole ma in qualche modo geniale, come Von Trier, ridursi al punto di realizzare un'opera che definire "farneticante" significa usare un blando eufemismo? E il bello è che il signor Lars, di fronte alle sacrosante derisioni dei critici di Cannes, ha fatto spallucce sdegnato, replicando che il film lo ha diretto per soddisfare esigenze sue, mica per quei polli di giornalisti! Ora, caro Lars, a parte che dovresti venir giù da quel pero, come puoi pretendere che uno non abbia una reazione un minimo "irritata" di fronte ad una simile accozzaglia di immagini così rozzamente disturbanti, peraltro accompagnate da una sottotraccia ambiziosa ma che in realtà è solo bislacca? E che tristezza vedere coinvolti in questo crimine artistico due ottimi attori come Willem Dafoe e la mia amatissima Charlotte Gainsburg: mi spiace davvero per entrambi, ma con questa vaccata anche loro, per quanto mi riguarda, hanno perso parecchi punti. E permettetemi adesso di mettere le mani avanti. Nel senso che se qualcuno (non mancheranno) deciso a difendere l'indifendibile, mi volesse insegnare a decodificare i simboli del Cinema, a spiegarmi le metafore che io non ho saputo cogliere, insomma se qualcuno mi volesse impartire impartire qualche lezioncina per decifrare i simbolismi racchiusi in questo film, io gli risponderei che...grazie, ma non accetto lezioni a proposito di un film, DIETRO il quale l'unica cosa che posso scorgere è la demenza di chi lo ha scritto e diretto. Che poi, questi "professorini" di cinema, forse non hanno le idee tanto chiare, se è vero che il 25% ha detto che "Von Trier si è rivelato il solito misogino", mentre un altro 25% sostiene invece che Von Trier, attraverso la protagonista femminile, ha inteso riscattare secoli di umiliazioni inflitte all'universo femminile (iI restante 50% è quello che non ci ha capito una fava, compreso quell'ignorante del sottoscritto). Ma poi, anche volendo abbandonarsi a simboli, simbolismi e simbologie, grazie, ci arrivo perfino io a cogliere che il regista vuole evidenziare che il Male non alberga nell'oscurità del bosco minaccioso e nella Natura sconosciuta e ostile, ma bensì dentro di noi, nei nostri corpi, nei nostri tabù e nelle nostre paure ancestrali bla bla bla...Il problema è che Von Trier vuole far assurgere ad universali concetti che invece attengono solo ai suoi incubi personali. Di più: come esercizio di stile è perfetto (fotografia, colori, suoni, tecnica degli attori etc, tutto è OK) ma resta appunto solo un esercizio di stile. E quella dedica finale a Tarkovskij...cos'è? una provocazione? Lars invece di lanciarsi a ruota libera e senza freni nei suoi deliri strettamente personali, farebbe bene a guardare con umiltà a quei Maestri che (loro sì, davvero) hanno scelto di rappresentare il Male costringendoci a guardarlo in faccia (Cronenberg e Haneke su tutti). Ho detto prima che in questa degradante operazione tutti ci hanno perso la faccia (regista e attori), ma nonostante il mio "catastrofismo", c'è una persona coinvolta nel progetto alla quale non intendo negare la mia consolidata stima. Questa persona si chiama Andrea Occhipinti, distributore italiano del film. Andrea è uno di cui mi fido, uno i cui passi falsi, in tanti anni di brillante carriera, si possono contare sulle dita di mezza mano, uno che ha importato in italia capolavori enormi. Ecco, io vorrei rivolgermi idealmente a lui, con immutata stima, per chiedergli sommessamente quali sentimenti lo abbiano mosso a voler distribuire nel nostro paese una simile porcata (porcata d'autore, d'accordo, ma sempre porcata).
Voto: 2

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