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Gli abbracci spezzati

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su Gli abbracci spezzati

di OGM
4 stelle

Tutto su mia madre sta a Gli abbracci spezzati come una scultura in legno sta a un pupazzo di gomma. Con un’operazione di gusto platealmente commerciale, Almodóvar riduce la sua immaginifica poesia ad una coloratissima maquette stampata in serie, buona per le sale d’attesa ed i vagoni ferroviari. E, con l’occasione, gioca con la sua musa Penelope come con una Barbie, cambiandole i vestiti, gli accessori e le pettinature. Il suo kit di cinema in scatola prevede, tra  le dotazioni,  punte di gossip da rotocalco, chicchi di trasgressività prêt-à-porter, e qualche rapida spruzzata di rassicurante happy ending televisivo. La (finta?) cecità del protagonista, che sa tanto di collaudato espediente letterario,  è solo un sasso in un ingranaggio narrativo che non riesce ad avanzare, e rovinosamente frana sull’inutile rivelazione finale. Almodóvar stende la sua ispirazione,  - diluita oltre la soglia della rilevabilità – su un tessuto incredibilmente convenzionale, concedendoci solo, di tanto in tanto, lo stacco di una pennellata un po’ più vivace. Più che fastidio, proviamo dispiacere, a vedere l’artistico kitsch ispanico della devianza - che tanta parte ha avuto, in questi anni, nel nuovo cinema europeo – ridotto in briciole da colui che ne è, da sempre, l’esponente più noto ed acclamato.  

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