Regia di Massimo Venier vedi scheda film
Una perfetta operazione di marketing, manco l'avesse progettata il personaggio della Crescentini. Un'opera furbissima, fintissima, buonista e accomodante fino al midollo, costruita a tavolino per rientrare nell'ambita categoria del "film carino". Per carità, niente di male, i film sono fatti per incassare ecc. ecc. Solo che il titolo recita "Generazione mille euro". Ovvero, come sfruttare il tema più sentito del momento per confezionare (in modo anche "professionale", ci mancherebbe) la solita commediola italiana generazionale dove tutto è sereno, leggero e alla fine ogni cosa si aggiusta. Anche quando si parla, o meglio si FINGE di parlare, di precariato. Eppure l'inizio era promettente: la descrizione della vita nell'appartamento in affitto è la cosa migliore, non solo la più divertente ma anche la più veritiera. Poi il divertimento rimane, ma il film sbraca nei luoghi comuni: tanto che gli autori, quasi in un patetico tentativo di esorcizzarli, sono costretti a farlo ammettere un paio di volte ai personaggi (nel finale, la Crescentini al protagonista: "aspetta, so già cosa mi dirai..."; e poi Mandelli, in una battuta metalinguistica comunque riuscita: "dimmi almeno che ci avete risparmiato il bacio finale in stazione, con la steadycam che vi gira attorno..."). Matteo, il protagonista, all'inizio sembra "uno di noi", con la faccia da cane bastonato a cui non ne va bene una. Ma in corso d'opera si rivela uno strafigo, che ha 3 donne, insegna matematica come un docente universitario navigato e per non perdere sé stesso rifiuta un'opportunità di lavoro a... indovinate dove? Barcellona, naturalmente, la città più cool. La fidanzata lo lascia e lui deve scegliere tra due "tipi" opposti: una bionda e una mora, una snella e una tettona, una cinica e l'altra sognatrice. Indovinate che lavoro fanno? Donna in carriera nel marketing, naturalmente, la Crescentini, insegnante la Lodovini. Tra l'altro, l'ambientazione è milanese ma quasi tutti hanno l'accento romano (persino l'addetta ai rimborsi dell'azienda!) tranne il personaggio di Mandelli, l'unico veramente autentico.
Ingenuamente, visto l'argomento, mi aspettavo di trovare un briciolo non dico di rabbia, ma di cattiveria, questo sì. Un briciolo, almeno. Mi aspettavo di ridere, perchè è giusto sdrammatizzare, ma con un minimo di aderenza alla realtà. Macché. Bisogna vederlo con lo spirito con cui si va a un film di Aldo, Giovanni e Giacomo (Venier, appunto): ma se vi aspettate altro, meglio un Louise Michel (o chissà, si spera, Fuga dal call center, che non ho ancora visto?).
La solita voce narrante esterna - bastaaaaa! - che apre e chiude il film, alla fine chiosa: "Guadagno 940 euro al mese"... ma (sottinteso) la vita è bella lo stesso. Fanculo.
Com'era scontato, ci sono tutte le canzoni giuste al momento giusto
Il titolo...
Credibile nel ruolo di Faustino, il collega sfigato di Matteo
Meno male che c'è lui
Brava, bene, bis
Brava, bene, bis
Quante comparsate malinconico-ciniche dovrà ancora fare prima che Fantozzi vada veramente in pensione?? Comunque, è un valore aggiunto al film
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