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Generazione mille euro

Regia di Massimo Venier vedi scheda film

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La recensione su Generazione mille euro

di mc 5
10 stelle

La commedia italiana dell'anno è la frizzante rappresentazione della vita di un trentenne precario. Con un tema talmente sfruttato come il precariato (lo stesso protagonista si autodefinisce "un luogo comune") c'erano tutte le premesse per una pallida, facile, scontata farsetta giovanile da lasciar scorrere come l'acqua calda. E invece si tratta di un film che funziona alla grande e dove non sono riuscito a trovare nemmeno un elemento fuori posto. E allora auguro ogni successo al botteghino al regista Massimo Venier...e qui concedetemi un modesto sfogo "patriottico". In questi giorni i nostri schermi sono invasi da una serie di trailers che annunciano l'arrivo di decine di commedie americane una più insulsa dell'altra: ora mi viene in mente quella -cretinissima- del tizio che per incanto torna nel corpo di quando aveva 17 anni...tutta roba che dimostra come gli autori-sceneggiatori americani di commedie (dopo l'ultimo asso nella manica, i cuccioli di labrador) abbiano già raschiato ben oltre il fondo del barile. Ecco. E allora boicottiamole queste pellicole. E andiamo invece a vedere le commedie (sicuramente migliori) di produzione spagnola, francese e, quando capitano, film italiani come questo di cui sto parlando; accorriamo numerosi, supportando un cinema italiano "leggero" ma fatto come Dio comanda. Il merito di un esito così felice va ripartito fra una regìa sicura ed efficace e una sceneggiatura impeccabile e gustosa (compiti coperti entrambi dallo stesso Venier), ma soprattutto un cast azzeccatissimo e in piena forma. La caratteristica principale è che il film diverte davvero, essendo servito da una storia scritta con molta cura, e i personaggi suscitano la simpatia incondizionata dello spettatore. Ci appare brillante, pur nell'aura di sfiga che lo avvolge, il navigato precario Matteo Moretti, le cui disavventure professionali ed amorose travolgono prima di tutti lui stesso, ma coivolgono del tutto anche lo spettatore, strappandogli attenzione e simpatia fin dai titoli di testa, e fino alla fine (nel film non c'è un attimo di noia). Matteo è solo contro tutti: unica arma, benchè spuntata, il sarcasmo. Ha perfino un mantra: "Quello che mi sta succedendo non mi riguarda", a rafforzare il senso di rassegnato distacco con cui combatte la sua battaglia quotidiana nell'ambito di quella guerra permanente che è diventata il mercato del lavoro. Questo attore, questo Alessandro Tiberi, mi ha sorpreso. E qui devo ammettere le lacune della mia memoria perchè -pur avendo appurato dopo una breve ricerca in rete che lui ha già interpretato diverse pellicole- io non ricordavo di averlo mai notato prima d'ora. Tiberi è bravissimo, il suo è un talento naturale entusiasmante, non pare per nulla artefatto, e poi ha un volto che dà un'impressione di potenziale versatilità (vien da pensare che con quella faccia lì potrebbe benissimo interpretare -che so- un thriller, un horror, qualsiasi cosa...). E poi comunica una simpatia tale che -scusate se la sparo grossa- con questa prova spazza via in un colpo solo i vari Accorsi e Santamaria coi loro insopportabili birignao. Suo compagno d'avventure nella vicenda è quella sagoma di Francesco Mandelli, il celebre "nongiovane" di MTV. E qui devo aprire una piccola parentesi sempi-personale. Francesco è evidente che come attore non è un professionista, eppure ce la mette tutta tirando fuori quella che è la sua autentica (al di là del film) visione della vita. E poi Francesco, qui volevo arrivare, è un artista decisamente speciale che esprime la sua vocazione artistica in centomila modi. Lo vediamo sempre più spesso non solo a MTV, per esempio di recente ospite fisso in un programma di Paola Cortellesi. Ma quello che più mi preme segnalare è che Francesco è un grande rocker e suona la chitarra e canta (piuttosto bene...) nel duo garage-rock degli "Orange", con cui ha inciso un buon CD che sta presentando in giro per i club d'Italia con un ottimo "live" cui ho avuto il piacere di assistere: il tutto nel rigoroso ambito del circuito indipendente nazionale. Chiusa la parentesi. Accanto ai due maschi precari, troviamo tre figure di donne rappresentate da tre attrici una più brava dell'altra. Cominciamo da Francesca Inaudi, attrice verso la quale provo da sempre (non chiedetemi perchè, mi viene naturale) simpatia ma soprattutto affetto e tenerezza. Poi c'è Carolina Crescentini la quale qui interpreta un ruolo che possiamo traquillamente definire "da stronza". Aziendalista convinta, lei è una dipendente ben inserita e super coinvolta nei meccanismi aziendali, una che "ci crede", cinica, dura, realista. Il suo personaggio è la dimostrazione di quanto vado sostenendo da sempre, e cioè che, parlando di mercato del lavoro, le donne, quando fanno carriera o comunque quando acquisiscono un minimo di potere, sono quasi sempre ancor più spietate degli uomini, probabilmente perchè avvertono l'urgenza di affermare un isterico senso di rivalsa. Dulcis in fundo (è il caso di dirlo) quello splendore di femmina e d'attrice che è Valentina Lodovini; qualche settimana fa mi capitò di intercettarla per caso durante un'ospitata radiofonica a "Hollywood party" su radiotre, scoprendo una persona colta e brillantissima, qualità che si vanno aggiungere a quelle di lei già note...e la parte di me più tamarra potrebbe perfino spingersi ad affermare che è proprio "bbona". Oltre alla buona sceneggiatura di cui ho già detto, voglio sottolineare con molta evidenza la brillantezza dei dialoghi: raramente capita di sentirne di così divertenti, impregnati di un vivacissimo senso dell'umorismo con sfumature che vanno dal grottesco-paradossale al lieve-malinconico. Da segnalare poi alcuni personaggi minori, fra cui spiccano un anziano professore universitario impersonato dallo "special guest" Paolo Villaggio e l'irresistibile macchietta di un collega di lavoro con qualche problema cui hanno affibbiato il soprannome di "Chernobyl" per il suo (diciamo così) modo di porsi un pò bizzarro. Dunque un film riuscito, che si può forse vedere sotto due aspetti. Operina brillante e simpatica, oppure (perchè no?) qualcosa di più importante, tipo uno dei film italiani più belli dell'anno. Esagerato? Giudicate voi. In ogni caso, andatelo a vedere.
PS: è solo una battuta, ma non riesco a trattenerla: dopo "Two lovers", che stia nascendo un cinema di "incontri sui tetti"??
Voto: 10

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