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I Love Radio Rock

Regia di Richard Curtis vedi scheda film

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La recensione su I Love Radio Rock

di mc 5
10 stelle

C'è chi si aspetterà da me, magari sospettando un'età non proprio verdissima del sottoscritto, una recensione tutta impostata sulla nostalgia per un'epoca "che non c'è più". E invece...e invece sarà esattamente così!! I fatti e la musica evocati in questo bellissimo film sono infatti riferiti ad una esperienza irripetibile. Gli artisti e le canzoni qui riproposte hanno segnato un'epoca, ma hanno segnato anche vite, cuori, amori, cervelli, in modo indelebile. Alla fine di questa recensione specificherò i nomi di tutti i musicisti coinvolti e assicuro che si tratta di un elenco interminabile ed esaltante da mettere i brividi. Chiariamo una cosa. Da un punto di vista cinematografico, il film non è certo perfetto, anzi, se devo esser sincero, l'ho trovato un pò scontato, buonista, infantile, senza grossi guizzi di regìa, e gli attori bravissimi ma protesi a dipingere delle figurine un pò scontate nel loro essere dei "santini" di questi piccoli eroi anarchici e freakettoni. Ecco, se noi analizzassimo freddamente il film, affiorerebbero qualche delusione e qualche sorriso dettato dal dubbio di fronte ad alcuni sterotipi. Ma di fronte ad un fenomeno sociale come questo si richiede un approccio e un atteggiamento di tipo diverso. Nel momento in cui si decide di affrontare seriamente il fenomeno delle radio pirata alla fine degli anni '60, occorre collocarlo in un preciso contesto e soprattutto cogliere le istanze libertarie che ne erano alla base. E in questo senso l'orientamento scelto dal film è esemplare. E a questo punto chiedo scusa se non posso evitare un collegamento del tutto arbitrario fra la vicenda narrata ed un'altra epopea che ho vissuto personalmente una decina d'anni dopo, proprio qui nel nostro Paese. Sto parlando del fenomeno della nascita delle radio private italiane, le famose "radio libere". Io ho individuato, fatte salve le debite diverse proporzioni tecniche e storiche, molte analogìe tra i due fenomeni. Ricordo benissimo che, negli anni a cavallo fra i ''70 e gli '80, in Italia ci fu uno sbocciare totalmente anarchico, libero e appassionato di questi meravigliosi fiori che erano le radio libere, le quali permettevano finalmente (esattamente come la Radio Rock del film) ai giovani di diffondere e soprattutto condividere quella musica rock che non aveva nessun'altra valvola di sfogo al proprio bisogno di comunicazione (anche se veramente ricordo che allora si preferiva -non ho mai capito bene perchè- definire POP anche quello che era chiaramente ROCK). Fui coinvolto personalmente in quella piccola rivoluzione, collaborando ad una delle primissime emittenti radio indipendenti, e fu uno scatenarsi di emozioni e di passioni davvero inimmaginabile ai giorni nostri. Nei miei ricordi si accavallano confusamente feste della radio, amicizie strette con gli ascoltatori più fedeli, piccoli screzi originati da divergenti opinioni musicali, e un sapore di libertà fra le dita, voglia di abbattere schemi, di differenziarsi dai coteanei più omologati, e un maledetto spirito di avventura vissuto con orgoglio e magari alimentato anche da precarie situazioni contingenti, tipo quella (nel mio caso) di trasmettere dalla soffitta di una pizzeria. Ecco. I fatti evocati nel film sono invece da collocare esattamente una decina d'anni prima. E bisogna aggiungere una considerazione: chi come me ama da sempre il mezzo radiofonico, vedrà il film con occhi particolari e proverà un senso di struggente passione che altri non percepiranno. Eh sì, io adoro la radio, vado in estasi pensando al meccanismo delle onde sonore che valicano oceani e continenti (ma anche un solo isolato di case) e permettono la diffusione nell'aria di questo miracolo che è il propagarsi della voce umana, di suoni, rumori, idee, pensieri. Sapete, esiste un'immagine che sintetizza meravigliosamente tutto questo, ed è la copertina di un disco, "The nightfly" di Donald Fagen. Vi appare lo stesso Fagen, ritratto con la sigaretta tra le dita, il nodo della cravatta allentato, e davanti a lui uno di quegli enormi microfoni di una volta: un dee jay-conduttore che, nel cuore della notte, comunica con l'universo attraverso le sue scelte musicali. Splendido. Pura magìa. Dunque, visto che stiamo analizzando un film che parla della magìa della radio, per una volta al diavolo le valutazioni critiche distaccate e oggettive!! E cerchiamo di andare oltre i personaggi simpatici e un pò cazzoni che vengono raccontati nel film, provando a capire quali sconvolgenti effetti, nel senso di spinta alla conoscenza e alla libertà, può generare una musica come il Rock'n'roll! Sì, ho detto ROCK'N'ROLL!! E cioè via ai freni inibitori, via ai razzismi, via ai confini imposti, via alle convenzioni sociali e religiose, e largo a un anelito d'Amore e d'Amicizia fra gli esseri umani. Ingenuità? Certo, ma di quella stessa ingenuità che avvolgeva i Figli dei Fiori, i poeti della Beat Generation, i profeti dell'esperienza lisergica....tutte persone che, proprio come i conduttori di Radio Rock, non si ponevano affatto il problema di apparire ingenui, considerandolo il minore dei mali di fronte alla spinta collettiva a cambiare il mondo, sostituendo il rancore e il sospetto con uno spirito che contemplava tutta l'umanità in un grande abbraccio, in una appassionata condivisione di cultura, rock'n'roll, jazz, baci, amplessi, spinelli, vino, sguardi e poesia. Quello di cui ho parlato finora era un risalire alle origini: ma che frutti ha dato quella cultura? E -soprattutto- che ne è rimasto? Se ci guardiamo attorno ben poco, si direbbe. I vinili spariti. I negozi di dischi chiudono uno dopo l'altro. Oggi la musica si scarica da internet. E impazza il business delle suonerìe. E poi potete fare un test voi stessi, quando salite in macchina provate a scorrere a caso le stazioni della vostra autoradio: verrete investiti da un unico bombardamento di Ramazzotti e Pausini, talmente omologato che ci sarà qualcuno che cercherà rifugio in Tiziano Ferro e i Negramaro considerandoli gruppi di Rock'n'Roll...Paradossale, grottesco, surreale. Mi accorgo di essermi lasciato andare, seguendo le coordinate del mio delirio. Pazienza. E il film? Ne ho parlato poco, ma se vorrete fidarvi sulla parola, vi consiglio di andarlo a vedere. Ne gioverà il vostro spirito. Sì, perchè è un film allegro e percorso da una bella vena di entusiasmo che vi coinvolgerà. E perfino quando calerà il sipario sull'avventura di Radio Rock, dopo qualche secondo di malinconìa, lo spirito dei protagonisti sopravviverà a sè stesso, rimuovendo ogni tentazione di finale depressivo. E' venuto il momento di rendere omaggio alla fantastica ciurma di Radio Rock: tutti attori da 10 e lode, fra cui spiccano un paio di superstar. Prima di tutti Philip Seymour Hoffman, ormai un monumento alla recitazione, addirittura uno dei più bravi attori viventi. Poi un magnifico Bill Nighy, attore non popolarissimo ma che io seguo con attenzione da anni. Un mostro di recitazione di stampo teatrale come Kenneth Branagh. E poi c'è quel Nick Frost del quale non posso non ricordare che, in coppia col mio amatissimo Simon Pegg, fu protagonista del film più divertente della storia del cinema, il mio supercult personale "Hot Fuzz"!
E per concludere non c'è bisogno di frasi particolari. L'elenco che segue parla (e suona!!!!) da solo. PEACE & LOVE a tutti.
The Kinks/TheTurtles/Martha Reeves and The Vandellas/The Beach Boys/Smokey Robinson/ Tommy James and the Shondells/Jeff Beck/The Who/The Troggs/Box Tops/ The Hollies/The Tremeloes/The Easybeats/The Cream/Jimi Hendrix/Procol Harum/The Supremes/Jr Walker and the All Stars/Otis Redding/Cat Stevens/The Moody Blues/Dusty Springfield/The Mc Coys/The Isley Brothers.
Voto: 10

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