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Fortapàsc

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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GIMON 82

GIMON 82

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La recensione su Fortapàsc

di GIMON 82
8 stelle

"Quella pioggia poteva fare pulizia,ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava fango"........

 

E' tutto qui il significato di un ottimo esempio di cinema impegnato,sottovalutato in maniera stolta dai piu' e passato quasi in sordina nelle sale cinematografiche italiane.Marco Risi pero' è un regista di mestiere,forse uno degli ultimi baluardi d'un cinema italico oramai dato in pasto ai posteri."Fortapasc" rappresenta l'egregio rimando al cinema politico degli anni 70,quello dei Rosi e Petri,tuttavia con una sferzata meno seriosa e piu' ironica data la (con)formazione del personaggio.

Si parla di Giancarlo Siani,giornalista praticante per "Il Mattino" di Napoli,assassinato da un commando di camorristi il 23 settembre 1985.E' la sua voce a inoltrarci nelle periferie ristrette e angustiate dell'hinterland napoletano,con il suo aspetto gentile a (ri)metterci il corpo ,solo per l'innata esigenza di dar voce e luce anche alle verita' scomode.Perchè Giancarlo è un giornalista "impegnato" e non "impiegato", uno di quelli per cui scrivere  è un lavoro  scomodo da queste parti,il suo sacrificio è quello di una terra angustiata dall'eminenza grigia camorrista che è anche  (anti) "stato".

Libero Di Rienzo è camaleontico nell'entrare nelle vesti di un ragazzo "della porta accanto",uno che pur avendo paura della morte sceglie di accompagnarsi sino all'ultimo in quello a cui crede ciecamente.Il giovane attore è perfetto nel mimetizzarsi nella timidezza e nell'ironia di un ventiseienne come tanti,coi problemi e tormenti di quell'eta',il resto lo fa un mestiere che per lui è vocazione,subissata pero' dall'indolenza di una terra senza promesse di futuro.

Eppure Giancarlo sceglie la "sua" terra per portare avanti quella missione che gli costera' la vita,a lui si contrappone un manipolo di burattini del crimine,imbellettati ed esaltati da una "vox populi" che per paura e ignoranza sceglie di non vedere,parlare o sentire.Marco Risi dirige cosi' un opera che non è soltanto un trattato sociologico,ma un  dramma reale "sporcato" di esigenze noir.Oltre alla centralita' della figura di Siani,Risi trasporta la cronaca camorristica sul terreno minato delle azioni,straordinaria per resa la scena dell'agguato a Torre Annunziata,dove un autobus è la scatola esplosiva che trasporta "soldati" cammoristi,

incisivo e potente questo passaggio,degno del miglior cinema americano,quello noir di un Michael Mann o William Friedkin. 

Ma non solo,"Fortapasc" oltre al "lignaggio" della pura azione diviene nelle gesta di Siani/De Rienzo un indagine cronachistica sul tema camorra,Risi pero' è bravo nel non cedere al manicheismo di sorta,restituendoci la dignita' e il calore umano di un giornalista onesto.Tutto cio' è merito di una regia solida, accompagnata a una sceneggiatura di spessore dove il supporto dell' ottimo cast rende credibile una vicenda purtroppo realmente accaduta, che qui non si presta ne a idolatrie o agiografie di sorta,ma rimane ancorata nel valore umano della "normalita".

La "Fortapasc" di Risi e Siani appare cosi com'è, un luogo depredato di virtu',sporco nei vicoli e nell'omerta',infangato da un gruppo di "potere" mostrato egregiamente nelle vis quasi grottesche,dove i pacchiani battesimi sono una volgare ostentazione di potere (e profitto)  sporco di sangue.

E' grande  la resa del clima di tensione e isolamento che pervade Giancarlo negli ultimi tempi,fantastico in questo senso è il dialogo in spiaggia con il caporedattore Ernesto Mahieux (bravissimo) dove si evince il senso  del giornalismo  in terra campana, spogliato di significati e ridotto a puro impiego burocratico.

Di "Fortapasc" rimangono molti fotogrammi impressi nella mente,crudi,violenti o efferati,ma anche intensi,ironici e segnati di  pura' umanita',  dove purtoppo cresce una piaga che  non verra' mai estirpata......

 

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