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Alice in Wonderland

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Alice in Wonderland

di Paul Hackett
4 stelle

Alice, ormai quasi ventenne, torna nel Paese delle Meraviglie, del quale aveva da tempo dimenticato l'esistenza, e ritorna a scontrarsi con la malvagia Regina Rossa, aiutata dal Cappellaio Matto, dal Gatto del Cheshire e da tutte le strane creature che popolano il  "Sottomondo". Dispiace ammetterlo, soprattutto per un fan del cinema di Tim Burton quale mi ritengo, ma è ormai un bel po' di tempo che il regista americano non ne imbrocca una giusta: in effetti negli ultimi dieci anni, a parte la poesia surreale di "Big Fish" e il capolavoro "La sposa cadavere", Burton ha inanellato una serie di opere deludenti (l'inutile remake del "Pianete delle scimmie", il mediocre "La fabbrica di cioccolato", il pessimo "Sweeney Todd") fino a questo deludente "Alice in Wonderland" che conferma in maniera preoccupante il trend negativo di un grande regista che sembra ormai avere il fiato un po' corto. Questa libera reinterpretazione del classico di Lewis Carroll è un noioso kolossal che annacqua il delizioso nonsense del testo originale e lo trasforma in un cupo e opprimente fantasy d'azione, stracolmo di animazione digitale e frastornanti effetti speciali, che trasforma la deliziosa Alice in una sorta di vergine guerriera alla Giovanna D'Arco e il folle cappellaio matto in una specie di risibile ribelle simil-punk. Della poetica gotica di Burton resta ben poco, giusto qualche tocco classico come gli alberi contorti e l'atmosfera tetra, ma il problema non è nemmeno quello: non si capisce verso quale fascia di pubblico il film sia diretto, troppo cupo ed angosciante per i piccoli, troppo infantile per gli adulti, abbastanza noioso per qualsiasi fascia d'età. Poco convincente anche il cast (almeno quello "umano"): Mia Comecavolosichiama è una Alice mediocre, bruttina e priva di carisma, Johnny "prezzemolo" Depp comincia seriamente a stuccare con le sue smorfiette, così come Helena Bonham Carter. Decente Anne Hathaway, mentre fa piacere intravedere nei lineamenti dei gemelli Tweedledee e Twedledum il faccione inconfondibile di Matt Lucas, uno dei protagonisti della esilarante sit-com inglese "Little Britain". Invadente e fastidiosa la colonna sonora di Danny Elfman. Alla fine, a parte la sontuosa confezione e gli splendidi effetti speciali, resta ben poco da salvare in questo "Alice in Wonderland": due stelle, con l'auspicio che Tim Burton torni presto l'eccezionale regista che conosciamo.

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