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Istinto animale

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Istinto animale

di George Smiley
8 stelle

Ecco il ragazzo d'Argento che vogliamo! Incredibile, questo è probabilmente il suo miglior prodotto del dopo-Phenomena, a testimonianza del fatto che la colpa del suo declino artistico non è ascrivibile solo ed esclusivamente a lui ma anche a un insieme di fattori che hanno decretato non soltanto la fine del suo cinema ma più in generale del cinema italiano di genere. Qui la trasferta americana gli ha giovato e probabilmente deve essere aumentata non solo l'ispirazione ma anche il budget a sua disposizione rispetto all'episodio precedente "Jenifer", anche intitolato "Istinto Assassino". La fotografia è decisamente più curata, così come l'ambientazione e le scenografie, ma ad essere più ispirata è anche la scelta del cast, con il rocker Meat Loaf (i fan del Rocky Horror Picture Show lo ricorderanno sicuramente) nei panni dell'untuoso protagonista privo di scrupoli e con un invecchiato John Saxon (già interprete per Argento in Tenebre) in una piccola parte. Qui il regista mostra il suo proverbiale amore per gli animali, interpreti neanche tanto secondari di molti suoi film, spesso al servizio del maligno ma a volte anche benevoli aiutanti dei protagonisti o comunque elementi funzionali alla narrazione, facendo letteralmente la pelle a coloro che si permettono per affari o per mestiere di ucciderli brutalmente facendogli soffrire morti atroci per ricavarne pellicce e altri indumenti. E se i poveri procioni del mediometraggio in questione soffrono tagliole e mazze da baseball, questo è niente in confronto alla ritorsione che Dario fa subire agli umani macchiatisi di questo crimine. Finalmente è un Argento feroce e spietato, che indugia compiaciuto sulle efferate e raccapriccianti uccisioni dei colpevoli, che ritrova il suo tipico gusto macabro nella messa in scena di truculenze elaborate, che omaggia in ben due scene l'horror gotico, che si concede qualche spruzzata di erotismo patinato e che, in definitiva, si ricorda (e CI ricorda) di essere il maestro del brivido che tutti ammiriamo. Assolutamente consigliato, soprattutto a quei buffoni che alla luce delle deludenti prove negli ultimi anni del nostro si sono permessi di metterne in dubbio la caratura di regista e persino l'importanza storica avuta nel cinema italiano (vi basti pensare che mi è toccato sentir dire che Dario Argento avrebbe azzeccato due film quarant'anni fa e poi basta. Come si dice? Ah sì, la mamma degli stupidi è sempre incinta).

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