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Il lungo addio

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il lungo addio

di CharlotteB
8 stelle

Robert Alman recupera uno degli eroi dell'Hard Boiled di Raymond Chandler, Philip Marlowe e lo piazza nella controversa realtà americana degli anni settanta, dove c'è spazio solo per la violenza e la corruzione. Il Marolwe/Gould si leva i panni del tradizionale private eye per lasciar spazio a una nuova rappresentazione, molto più azzecata e al passo con i tempi. C'è come il presentimento che Altman si sia servito dell'icona della narrativa americana per mettere in scena il dramma dell'uomo moderno, di un Marlowe-Gould che vive nei '70, ma che sembra piuttosto appartenere ai '50, che per sopravvivere si trasforma in clown-buffone e che nel finale si dimostra uomo del suo tempo uccidendo l'amico che l'aveva in precedenza tradito mettendolo nei guai a dimostrazione di una perdita dei valori in un'epoca di profonda crisi. Questo finale così lontano dal romanzo, è l'epifania, il sintomo che qualcosa sta cambiando, che Hollywood sta cambiando, se non tramontando. Un film ricco di simbologie e citazioni recuperate dalla Hollywood classica di John Wayne e del musical. Il lungo addio a un cinema di celebrazione dei valori, e alla Gold Age di Hollywood.

Sulla trama

La trama si riassume con grande maestria già nei primi cinque minuti di film. Marlowe viene svegliato nel cuore della notte dalla sua gatta, che ha fame. Il detective non avendo cibo in scatola in casa, esce per comprarglielo, ma non essendoci la solita marca di carne ne prende un'altra. Di ritorno, riempie la scatoletta vuota della solita marca con la carne appena acquistata. La da alla gatta che si accorge subito del tradimento e decide di fuggire attraverso lo sportello sul quale figura la scritta : Casa del gato. Il film è tutto qui: un tradimento di un amico, l'amico se ne accorge, la fuga in Messico e la vendetta.

Su Elliott Gould

Assolutamente geniale la sua interpretazione di Marlowe.

Su Robert Altman

Robert Altman dirige la narrazione con il ricorso a lente carrellate laterali e allo zoom, caratteristico elemento del cinema degli anni settanta a sottolineare le psicologie dei personaggi quasi sempre ripresi in primissimi piani. La fotografia così patinata e luminosa, ottenuta attraverso una sovraesposizione della luce esterna, cosparge l'intera opera di un'aura misteriosa e mitica, sospesa tra sogno e realtà.

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