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Avatar

Regia di James Cameron vedi scheda film

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La recensione su Avatar

di munnyedwards
7 stelle

Alla fine l’ho visto, ci sono voluti la bellezza di sette anni ma infine ho fatto il mio viaggio su Pandora, per vari motivi al tempo evitai la visione del film in sala, tutta quella esaltazione verso un opera che dichiaratamente si proponeva come “epocale” ebbe su di me un effetto strano, invece di attirarmi mi spinse lontano.

Ricordo che diversi amici mi dissero che Avatar andava assolutamente visto in 3D, perché il film era stato pensato in questo modo e quindi la scelta era obbligata (non c’era proprio scampo!), vederlo nel piu classico 2D non avrebbe reso il giusto merito al film di Cameron, questa cosa mi creò disagio e fastidio, per me una pellicola non guadagna punti in base al tipo di visione utilizzata e così decisi di non vederlo.

In seguito comprai l’edizione speciale in DVD che rimase ben esposta nella mia libreria per diversi anni...ieri sera l’ho finalmente aperta e ho visto il film.

James Cameron è un visionario della settima arte, uno che ha sempre fatto della tecnologia il fulcro portante del suo cinema, ma non solo, è un regista che fa della scoperta di nuove tecniche la primaria ragione della sua arte, tanto è vero che Avatar era un progetto pronto da anni ma che non poteva realizzare perchè i mezzi non lo permettevano, quando questo fu finalmente possibile Cameron con un budget stratosferico di 237 milioni di dollari (senza considerare il marketing) gira il suo film epocale, l’opera che avrebbe dovuto lanciare il 3D come nuova tecnica di rappresentazione e fruizione cinematografica, il futuro del cinema.

A leggere oggi le vecchie interviste certe dichiarazioni strappano un leggero sorriso ma è indubbio che Cameron ci credeva davvero e in parte ha anche avuto ragione considerando i tanti film in 3D usciti dopo il successo clamoroso del suo Avatar.

 

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E’ paradossale invece come un regista che da sempre fà degli effetti speciali e delle più innovative tecniche di ripresa il perno portante del suo cinema decida di cimentarsi con una storia dove proprio l’utilizzo distorto della tenologia rappresenta il male oscuro da combattere, tecnologia vista come potenza militare e come programmi sperimentali creati per ingannare e conquistare i nativi abitanti del pianeta Pandora, massima incarnazione della purezza e della forza della madre terra.

Scienza e natura, uomo e sete di conquista, guerra in nome del dio denaro, Pandora è un paradiso da depredare ad ogni costo perché la sua essenza nasconde ricchezze inestimabili, per fare questo il novello conquistatore dello spazio, rappresentato da un manager di una multinazionale (Ribisi) decide di seguire due strade, da una parte la forza militare del colonello Quaritch (Lang) dall’altra una più subdola via diplomatica gestita dal programma degli Avatar della Dott.ssa Augustine (Weaver).

Gli Avatar sono dei simulacri identici ai nativi del posto, sono controllati a distanza tramite gli umani e hanno il compito di inserirsi nella comunità degli indigeni (chiamati Na’vi) con l’obiettivo di trovare una soluzione pacifica al conflitto in atto, oltre a quello di studiarne usi e costumi.

Le cose però non vanno per il verso giusto, almeno fino a quando il marine Jake Sully (Wortinghton), mezzo uomo su una sedia a rotelle che trova nel progetto Avatar una insperata seconda vita, non riesce ad avere la fiducia del popolo di Pandora entrando in completa sintonia con i massimi rappresentanti della comunità ma anche con la terra stessa.

 

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Inutile eevidenziare come il film sia da un punto di vista estetico assolutamente spettacolare e molto coinvolgente, probabilmente visto in 3D certe “meraviglie” non potevano che risultare ancora più evidenti, ma resta il fatto che l’opera si può godere anche in 2D mantenendo intatta la magnificenza di scenari unici e la resa di un mondo fantastico presentato con dovizia di particolari, Pandora è una creazione unica e selvaggia che non può che affascinare e lasciare a bocca aperta, un nuovo mondo da ammirare per la sua bellezza e per la potenza di una natura selvaggia trasportata su schermo con invidiabile perizia tecnica.

Del resto Cameron non è uno sprovveduto, tutt’altro, è un regista che da sempre fa dell’intrattenimento di qualità cercando ogni volta di spostare l’asticella del “sense of wonder” di una tacca se non due, con Avatar c’è sicuramente riuscito e a parte l’estetica il film non ha nessun calo di ritmo mantenendo un coinvolgimento totale, che vengano mostrate scene di un mondo immaginario ma allo stesso tempo realistico o lunghe sequenze di guerra e distruzione, il film non mostra cedimenti nonostante la lunghezza non proprio standard.

 

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Dato a Cameron quello che gli spetta di diritto veniamo all’aspetto che più di tutti ha fatto storcere il naso a una parte della critica, ossia il plot, la storia, una narrazione dallo sviluppo elementare che altro non è che la riproposizioni di archetipi consolidati e per questo vincenti, la storia di Avatar è una rilettura in chiave sci-fi di classici universali e le citazioni che si sono fatte (da Pocahontas a Balla coi lupi [due fra le tante] sono tutte pertinenti).

Da questo punto di vista il film cede evidentemente qualche punto, ma l’originalità non è di questo mondo e io non mi sento di calcare la mano su questo aspetto, Cameron scrive un soggetto che ne richiama diversi altri ma riesce a dare profondità al suo racconto, al suo universo, ai suoi personaggi, Avatar è un western ambientato nello spazio dove l’uomo bianco cerca di conquistare il nuovo mondo e dove il popolo dei Na’vi cerca di difenderlo come secoli prima fecero i nativi americani, armi da fuoco, bramosia di potere e ricchezza, contro archi e frecce e una natura incontaminata, che almeno in questo caso è anche fonte di una grande forza benevola.

Il film ebbe un grandissimo successo di pubblico, credo sia tutt’oggi il più grande incasso della storia del cinema, conquistò ben nove Nomination all’Oscar comprese quelle più importanti (miglior regia e miglior film) ma non riuscì a ripetere l’exploit del precedente Titanic, furono infatti solo tre i premi vinti, tutti nelle categorie tecniche (miglior scenografia, migliori effetti speciali e miglior fotografia all’italiano Mauro Fiore).

Avatar aveva l’obiettivo dichiarato di cambiare il cinema, la sua fruizione in sala, il 3D doveva diventare grazie alle nuove tecniche lo strumento per un rilancio totale della settima arte, oggi a distanza di anni possiamo dire che da questo punto di vista Cameron ha fallito, chissà, forse è per questo che il tanto annunciato seguito del film sembra essersi arenato da tempo, IMDb da in pre-produzione il secondo capitolo per il 2018 e altri film della serie in uscita negli anni successivi, staremo a vedere.

Al di là di questo e di tutti i discorsi che si possono fare sull’uso della tecnologia applicata al cinema, sul 3D o su qualsiasi altra diavoleria verrà inventata nei prossimi anni (se non si fosse capito io faccio il tifo per i Na’vi e tra scienza e natura preferisco la seconda) devo dire che il film mi è piaciuto e molto, mi sono divertito e meravigliato davanti alla mia tv come non mi accadeva da tempo, di conseguenza non mi resta che promuovere l'opera di Cameron, che tra l’altro è autore che raramente mi ha deluso.

Voto: 7.5

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