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Avatar

Regia di James Cameron vedi scheda film

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La recensione su Avatar

di Dom Cobb
4 stelle

Avatar: ovvero il film di plastica. Una premessa: c'è una cosa che mi infastidisce in particolare, nella vita come nel cinema, e cioè l'ipocrisia. Di Avatar è già stato detto e scritto tanto, sia prima che dopo la sua uscita nelle sale. Un film può essere un bacino per lo sviluppo di nuove tecniche, che sia l'invasivo 3D (che ritengo ancora più insopportabile perchè viene schiaffato, male, in ogni film in uscita, così il biglietto costa di più), il digitale al posto della pellicola o il formato panoramico ad alta definizione Imax (sono ottimi i risultati ottenuti da Christopher Nolan), ma deve essere supportato anche da una storia altrettanto valida (la sceneggiatura è la spina dorsale del film). La trama di Avatar è sicuramente tradizionale, anzi, direi quasi banale (chi ha nominato Pocahontas?), ma quello che veramente mi ha sempre dato fastidio è il fatto che sprofondi nei clichè più triti e ritriti per poter piacere a tutti, per essere trasversale cavalcando l'onda del politicamente corretto. La suddivisione, assolutamente netta, fatta con un'accetta, tra i grandi Puffi di Pandora, tutti belli, buoni e in sintonia con la natura e gli umani, tutti guerrafondai e avidi di ricchezza sembra scritta dal peggiore dei pennivori di regime, tanto è schematica e unilaterale. Soprattutto se a fare la morale contro la capitalizzazione selvaggia è un regista come Cameron, il quale, più degli altri, smuove una quantità industriale di denaro. Il prototipo perfetto del filmaker-imprenditore che dice agli altri che è meglio essere "sobri" (termine tanto in voga in questo momento). E' ancora più irritante far passare i soldati umani come un manipolo di finti-duri che hanno solo voglia di sparare, per poi tacciarli di essere anche degli idioti, visto che hanno a disposizione tecnologie incredibili e si fanno battere dai grandi Puffi, che volano a cavallo di uccellacci armati di lance e frecce. Cameron, in questo caso, smentisce se stesso: chi non ricorda la bella caratterizzazione della squadra di marines, con i pregi ed i difetti dei suoi componenti, in Aliens - Scontro Finale. Non più. Adesso (in Avatar) c'è il Colonello palestrato super-duro, che sembra pronto più ad un incontro di wresling che a guidare in battaglia delle truppe meccanizzate. Come molti prima di me hanno ben notato, se nella realtà una foresta è un luogo ombroso, umido e, in genere, sporco, quella fasulla del film è perennemente illuminata (anche di notte, con piante e fiori fosforescenti), ordinata, pulita e laccata. Sembra fatta di legno massello e plastica. La foresta dell'Ikea. Ma è in generale il fatto di cavalcare l'onda new age ad inviperirmi. Tutte questi concetti, stra-fasulli all'interno del film, della meditazione, del rapporto anima-Natura, così alla fine ci sentiamo tutti più buoni, piacciono tanto a tutte quelle persone che credono di essere "moderne" riempiendosi la bocca, a sproposito, di tutti questi filosofismi spiccioli. Al di là delle facili battute e dei facili sarcasmi, il mio è solo uno sfogo, partendo proprio da Avatar, contro quel cinema "paraculo" che fa del conformismo e del perbenismo la propria bandiera per accalappiare spettatori paganti. Questo, secondo me, è il cinema dell'ipocrisia. Un cinema di plastica.

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