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Questione di cuore

Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film

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La recensione su Questione di cuore

di bradipo68
8 stelle

Due mondi che inizialmente si sfiorano tangenzialmente,che poi collidono e che infine tendono a collimare,a confondersi uno nell'altro.Un titolo che è una dichiarazione di intenti vista la molteplicità delle interpretazioni a cui può essere sottoposto.Un film ,questo della Archibugi,in costante bilico tra una lacrima e un sorriso,tra una periferia popolare coloratissima e multietnica e i palazzi silenziosi più in centro,un film che riesce a coinvolgere con un linguaggio semplice e diretto che quasi non siamo più abituati a sentire.E io mi ero sbagliato:consideravo la Archibugi morta e sepolta dopo le imbarazzanti Lezioni di volo e invece me la ritrovo qui viva e vegeta a raccontare le piccole e grandi vicende quotidiane,piccole storie che hanno reso grandi alcuni suoi film.Dopo la sbornia new age indiana e l'amore casuale tra un diciassettenne in pieno delirio ormonale e una dottoressa ai limiti della pedofilia,qui il fulcro del film è la strana amicizia tra Angelo,carrozziere specializzato in auto d'epoca con un lessico che fa il verso a quello di Tomas Milian del periodo Monnezza e Alberto sceneggiatore che dal nord è venuto giù a Roma e ancora si fa domande sui romani(Il caffè ar vetro,le commesse cafone,perchè Roma è così meravigliosa ma afflitta da così tanti abitanti inadeguati).La situazione contingente è un attacco cardiaco.Lo sfondo è quello dell'unità coronarica.Due mondi che sembrano assai lontani e che invece lentamente si avvicinano e si compenetrano.Differenti anche nell'approccio alla malattia.Uno più fatalista e con uno sguardo disincantato,l'altro che al primo stimolo nocivo mette in mostra tutte le sue fobie e le sue nevrosi.All'apparente confusione della vita del carrozziere(moglie incinta,due figli ,una madre onnipresente e una ditta da mandare avanti magari anche frodando il fisco)fa da contrappunto il mondo finto di Alberto,fatto di presunte amicizie importanti(la scena all'ospedale con le presenze di Verdone,Sorrentino,Luchetti,Virzì,la Sandrelli si carica di una veste metacinematografica e a Verdone si fa tirar fuori in un siparietto comico tutta la sua proverbiale ipocondria condita da una conoscenza enciclopedica di farmaci,tecniche di cura e medici)che servono solo a mascherare la sua solitudine.E in questo i due mondi collimano:Angelo pensa solo alla sua famiglia e non ha amici veri,Alberto in crisi perenne con la sua donna cerca sempre nuove avventure con lo stesso intento:non pensare alla solitudine che lo attanaglia come la morsa al petto che lo ha portato nell'unità coronarica e che gli ha permesso di farsi un nuovo amico.Due opposti che si toccano,Angelo è condannato da un cuore che non ce la fa più, è condannato da un padre morto giovane sempre per lo stesso problema e allora nella sua mente si fa strada un disegno ingenuo quanto si vuole,elementare ma carico di un amore grandissimo:vuole lasciare la sua famiglia in eredità ad Alberto e a vedere l'apparente circolarità del film sembra che questo disegno riesca.....La Archibugi si riaffaccia nella sua città,ne esplora i lati meno turistici che carica quasi di folklore paesano.Non sembra quasi di trovarsi a Roma,ci si trova in una specie di paesello in cui tutti si conoscono,in cui tutti sanno tutto di tutti.Un film che abbassa lo sguardo all'altezza degli occhi dei propri personaggi i quali hanno il sapore della quotidianità.Gli attori regalano al film quel surplus emotivo che è necessario in operazioni come queste:la storia su cui si basa il film è esile però è adeguatamente servita da una regia attenta alle sfumature dell'animo che traspaiono dai volti dei protagonisti.Kim Rossi Stuart si sveste definitivamente del suo ruolo di sex symbol,si ammanta di fragilità,di uno sguardo quasi perso nel vuoto,di una debolezza che non gli abbiamo mai conosciuto.Ormai il kimono d'oro è nel baule degli abiti dismessi.Albanese gioca più di sponda con i suoi personaggi teatrali:le sue battute surreali,il suo modo di fare apparentemente strambo cercano di nascondere il suo profondo disagio emotivo.Lui abituato a vivere di illusioni non riesce proprio a calarsi nella dimensione reale,addirittura dover pagare l'affitto.Probabilmente Antonio Albanese è uno dei pochi attori in Italia capaci di essere credibili in parti comiche come in quelle drammatiche.E la nota patetica che viene fuori non è semplice retorica take away o fredda tecnica recitativa.E'la testimonianza tangibile di un grande attore capace di modulare le proprie emozioni.Così come è convincente la borgatara Micaela Ramazzotti e la più raffinata Inaudi,due volti,due attrici da incorniciare.Come è da incorniciare questo film che colpisce al cuore senza essere inutilmente retorico,che sussurra la sua diversità col suo sguardo quasi neorealista rivolto in una delle ultime sequenze ai tetti della Roma di oggi.Stracolmi di antenne televisive e paraboliche....quasi il simbolo della mancanza di comunicazione diretta,guardandosi negli occhi....

Su Chiara Noschese

brava

Su Francesca Inaudi

attrice sempre in costante rescita

Su Kim Rossi Stuart

si sveste definitivamente dei panni da sex symbol e di ogni manierismo.Una grandissima prova

Su Micaela Ramazzotti

volto credibile,brava

Su Paolo Villaggio

personaggio forse superfluo

Su Antonio Albanese

un grandissimo attore,è ora di riconoscerlo

Su Francesca Archibugi

ritorna con una grande regia,un grande film

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