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Questione di cuore

Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film

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La recensione su Questione di cuore

di jonas
2 stelle

Certi casi della vita, come per esempio un ricovero in ospedale, possono portare a contatto fra loro persone molto diverse per carattere, interessi, estrazione sociale, livello culturale: la constatazione è tanto ovvia che ci si aspetta che il film faccia di tutto per sviluppare in modo interessante uno spunto così banale; e invece niente, fin dall’inizio si adagia, poi si ripete e infine sprofonda. Anzitutto i due protagonisti sono insopportabili, e questo è un difetto grave quando si cerca l’empatia del pubblico: Rossi Stuart biascica un idioma pressoché inintelligibile al di là del Raccordo Anulare, Albanese pronuncia a intervalli irregolari le parole “cazzo” e “scopare” tanto per darsi un tono (e dopo la rivoltante frase “Sai che non mi sono mai scopato una donna incinta?”, indirizzata a una donna incinta, sono stato fortemente tentato di spegnere la tv), entrambi cazzeggiano senza alcun controllo e durante la degenza in ospedale si spera a ogni momento che l’infermiera li imbottisca di sedativi per farli tacere. La Inaudi, ci accorgiamo con dispiacere (per noi) ma anche con sollievo (per lei), sparisce per la maggior parte del tempo, evidentemente schifata dal dover fare il bagno nella stessa vasca con Albanese; la Ramazzotti resta aderente ai suoi limiti nel consueto ruolo di buzzurra; il colore locale, come se ce ne fosse bisogno, è accentuato dai patetici siparietti di Verdone, Sandrelli e co., tanto per chiarire che semo fra noantri e che famo un po’ quello che ce pare. Nella seconda parte si ha la tremenda impressione che ci si stia avviando verso una conclusione al di sotto di ogni peggiore aspettativa, e infatti sembra quasi che anche i personaggi se ne rendano conto e decidano di cambiare rotta: di conseguenza lo sceneggiatore non deve aver avuto il tempo di riscrivere il finale, che infatti non c’è; ma poco male, tale è il sollievo di esserne finalmente fuori. Poi, cos’altro? in ordine sparso: un accenno di incesto; un’invettiva contro la Guardia di finanza, gente senza coscienza che si permette di stanare i poveri evasori fiscali; la curiosa convinzione che un sms inviato da un cellulare non lasci tracce; una piazzata di Albanese contro una commessa di boutique che si è rifiutata di dargli il numero di telefono, e altri orrori che cercherò lentamente di rimuovere dalla memoria. E con questa prova la Archibugi ha definitivamente esaurito il credito acquistato con le sue prime opere.

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