Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Con l'eleganza e la semplicità formale di un grande del cinema classico Eastwood ripercorre la storia di un uomo che ricorda in parte quella del William Munny de "Gli Spietati". Un vecchio burbero pieno di rancori e di dubbi sulla propria fede e sulla propria famiglia è costretto a fronteggiare una gang che ha preso di mira i vicini di casa asiatici. Inizialmente diffidente e scontroso comincia però ad affezionarsi al ragazzino e all'intera famiglia, aiutandoli quindi in una situazione che comincia a diventare sempre più pesante. Eastwood gira un film che in buona parte ha tutte le caratterische di un western moderno, lo stesso Kowalski pare essere un vecchio cowboy in cerca di vendette e redenzione. Regia pacata, inquadrature ferme ma potenti, dialoghi che a volte ci riportano al Clint vecchia maniera, quello della Trilogia del Dollaro. Un'interpretazione ottima quella di Eastwood, forse la migliore da tanti anni e assolutamente non sopra le righe come alcuni hanno scritto. Finale amaro (ma nemmeno così duro, in fondo) con chiaro richiamo al simbolismo cristiano mirato a sottolineare l'atto sacrificale del protagonista, che chiude perfettamente una storia di riconciliazione con gli affetti, di riscoperta di un sentimentalismo perduto. Un gran film, non di radicale importanza come l'imprescindibile (per la Storia del Cinema) "Gli Spietati", ma un ottimo esempio di cinema puro, semplice nella forma ma ricco (ricchissimo, anzi) nel contenuto.
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