La recensione su Gran Torino

Con "Gran Torino" il buon vecchio Clint sembra aver "Chiuso un cerchio",registico e attoriale s'intende.Vedendo il film è doveroso chiedersi se ci si trova semplicemente al "Gran cinema" o piu' lecitamente al "Grand Eastwood". Il film di Eastwood è di quelli pompati di Autarchia pura,non di quella retorica o politically correct dei Kennedy,dei Luther King o piu' recentemente dei manifesti "Reaganiani".No "Gran Torino" vive di una luce propria,illuminata da uno splendido interprete e regista di se stesso,un ultimo ed utopico sognatore,un guerriero stanco che non ha "riposto" l'ascia.Walt Kowalsky è una sorta di "Apache" solitario, di quelli con la Morte vera nei ricordi,in campagne che siano Corea o tant'altro.Un uomo burbero,razzista e scostante,ma amabile nella sua interezza e nelle solide convinzioni.Il vecchio Walt è l'aroma principale di tutto il film,ci si innamora di lui dal primo istante,nella sua solitudine,in una rabbia e cinismo di quelli da "ideologia" pura,un "homo sapiens" a cui non interessano le chiacchiere di un "prete vergine",imbevuto di letture sacre,cosa ne puo' sapere un 27enne della VITA o della MORTE?."Gran Torino" chiude appunto questo cerchio,un enorme simbiosi e alchimia....della nascita o dipartita,di valori come la famiglia,la comunita' o la religione.Eastwood dimostra con forza e rigore narrativo un ultimo pezzo di cinema classico,di quello puro e nichilista nelle ovvie ragioni,il cinismo estremo del vecchio Walt è di quelli da eroe romantico e solitario,un nonno da quartiere bestemmiatore e birraiolo che magari tutti vorremmo conoscere.Ma Walt è circondato da "diversi" quanto UGUALI "musi gialli",in un quartiere BASTARDO,dove gli occhi ce li devi avere ovunque,dove una revolverata e coltellata sono L'extrema ratio quotidiana.Una rappresentazione di un novello Bronx di "Scorsesiane" memorie che hanno il tocco "Clintiano" del reduce disilluso,quello razzista che "piomberebbe" negri,ebrei,cinesi o messicani,senza distinzione di "razza".Il vecchio Eastwood ci regala pero' il tocco umanistico o mistico del vecchio Walt,L'AMARO Walt nonostante tutto conserva degli AMORI reali puri e sinceri:una cagna e una Ford "Gran Torino",nei quartieri da "gang" i riti d'iniziazione passano dal furto di una "Gran Torino",ed è qui che abbiamo il Walt "umano",di quegli anziani "apache" che pian,piano accolgono lo straniero nel suo giardino e nel cuore,i figli o nipoti divengono un pezzo estraneo di te,borghesi,viziati ed egoisti non fanno parte dell'antica saggezza e forza, figlia dell'America "fascista" ma tutto sommato liberale.I veri nipoti diventano Thao e Sue,i "musi gialli" tanto odiati,ma vicini a te nel pensiero e in un certo "modus vivendi"."Gran Torino" è eccezionale per questo,per una storia mai scontata....per un connubio emozionale e sociale rigoroso,di un livello notevole che scandaglia l'America pura e sognatrice dei veri "Guerrieri" che oggi sputano sangue,Walt è l'ultimo pezzo di un paese (e di un cinema) per noi irrinunciabile,un solitario divenuto EROE per una causa giusta,non c'è dubbio che il vecchio Clint abbia volutamente "donarci" un fiele difficile da digerire,nel finale cristologico in cui Walt rimane come immutato nella sua "saggezza" o in una lezione di vita permanente per chi come lui ha il destino segnato.Tutto finisce in un prato periferico,nella pellicola "Eastwoodiana" bella nella sua "retorica" mai scontata,originale nella forma nel contenuto che abbraccia piu' significati,espandendoli nel classicismo piu' puro.Il vero CINEMA è tutto in "Gran Torino",una storia dolce,"razzista",amara e controversa ma irrimediabilmente "ROMANTICA".......