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The Millionaire

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

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La recensione su The Millionaire

di Lehava
6 stelle

Per recensire "The millionaire" non si può prescindere dal successo planetario che questo film ha riscosso . Un discorso certamente economico: con un budget relativamente basso di 15/16 milioni di dollari (info trovata in rete: non sono competente per affermare la verificità di questi numeri. Potrebbero essere anche più alti, il succo della questione non cambierebbe) gli incassi planetari sono stati superiori ai 300 milioni di dollari. Ma non solo: un evento "culturale" tout-court in fondo, occasione di ribalta mondiale per una industria cinematografica con cifre da capogiro come Bollywood, avanzata di un certo "indian style" nella musica leggera come nella moda. Più in generale, una nuova immagine per l'India: non più solo il paese della miseria assoluta, dei Monsoni delle epidemie e delle catastrofi naturale; neppure soltanto il paese della spiritualità da lavare nel Gange, di un colonialismo dal volto quasi umano fronte-retro della potenza della non-violenza. Se nel 2006 Rampini parlava di "Cindia", nel 2009 anche il grande pubblico aveva ben chiare le straordinarie potenzialità di questo pezzo di mondo. E certo una fetta di merito va anche a "The millionaire". Questo mi pare oggi tanto più evidente se si rileggono le polemiche che la pellicola si trascinò dietro: compensi troppo bassi agli attori, distrutta in un incendio la casa di una giovane attrice, sgomberi nelle baraccopoli riprese, persino Salman Rushdie sarcastico che dice la sua. Al di là della veridicità, ragionevolezza, correttezza delle stesse (non mi pare occasione per discuterne) il fatto stesso che "tanto se ne sia parlato (e se ne parli)" esse confermarono, e ancora oggi sanciscono, un successo che va al di là della macchina da presa o del guadagno. Un successo che fu, ed ancora lo è, avvalorato da una parte di critica: difficile capire quanto il pubblico la sostenesse, o quanto essa avvalorasse il primo. Così, mi sembra interessante partire (non arrivare) dagli otto premi Oscars ricevuti, nella analisi di questo "The Millionaire"

 

Miglior film: ricontrollo gli altri candidati a quel titolo dell'edizione 2009: Il curioso caso di Benjamin Button / Frost/Nixon - Il duello / Milk / The reader e mi passo anche i vincitori ai Globes ed di alcuni altri festivals. Tutto sommato, mi pare, un premio meritato ("Milk" otterrà comunque dei riconoscimenti, gli altri modesti), o quantomeno non scandaloso. Perché? Beh, vedi sotto….

Miglior regia: i lavori precedenti di Danny Boyle non mi hanno, personalmente, entusiasmato. Forse soprattutto a causa di un mio scarso interesse/coinvolgimento ai temi trattati .... Però, mi pare evidente che, sebbene ambienti e storie siano molto diversi rispetto ai precedenti (cito "Piccoli omidici fra amici" "Trainspotting" "Una vita esagerata" "The beach" perchè li ho visti!) "The millionaire" non sia altro che l'estrema esaltazione, in chiave Bollywoodiana, di una propensione del regista britannico, a "stare addosso" ai propri protagonisti - un autore "corporeo" lo definirei (ed il corpo nei suoi sviluppi fisici, nelle sue deformazioni, nelle sue possibilità di sopportazione resta tema centrale almeno nei primi lavori). I quali protagonisti, preda di passioni corporee ma idealizzate ed in quanto estreme - amore droga ecologia fuga ... - sono rincorsi e sviluppati attraverso gli eventi, mai indagati psicologicamente ed emotivamente a priori. Certo, in questo film Boyle trova una inaspettata strada verso il melodrammatico e l'edificante (stride rispetto al grottesco ed ironico di "Trainspotting", questo è indubbio): io penso che ci sia molto più di Loveleen Tandan, di quanto ci piaccia credere.Per il resto, come filmare una favola trash-ingenua in cui un eroe puro saprò conquistare onori, ricchezza ed amore: un plot talmente fittizio, irreale da richiedere allo spettatore di scordarsi sul comodino (o nei divanetti della hall di ingresso in sala) qualsiasi ragionamento intellettualmente e culturalmente costituito? La risposta è banale, ma forse talmente banale da non esserlo: come un videoclip, il montaggio è veloce (vedi sotto) e imperante, ci si perde in inquadrature dagli angoli del tutto improbabili, si sfuma, si cita, si carica: miscelando il tutto vorticosamente, con i colori di una miniatura indu o di una metropoli del sud-est asiatico. Ne viene fuori un lavoro discontinuo che funziona benissimo in tutta la prima parte, quando ci costruiscono i presupposti; assai meno nella seconda dove la "chiusura" è fredda e goffa evidenziando tutto l'imbarazzo dei registi nel dirigere le "emozioni": i tempi si distorcono (troppo lunghi, troppo corti ....) e la "storia d'amore" proprio non funziona, forse anche a causa della inadeguatezza degli attori. Malgrado ciò, il film regge.

Miglior sceneggiatura non originale: Simon Beaufoy prende un romanzo di Vikas Swarup "Le dodici domande", ci aggiunge un po' di Dickens e tira fuori un film: proprio perché "non originale" probabilmente bisognerebbe avere letto il libro per giudicarla, questa sceneggiatura. In generale comunque la trovo ben scritta perchè mantiene una "tensione" costante ed è "pulita" (schematica in senso positivo: i flashback sono ben delineati, non ci sono "sbavature" di comprensione, le ellissi temporali corrette etc ..). I temi trattati sono moltissimi: amore, morte, amicizia, conflitti sociali e religiosi, progresso, povertà e rivalsa, ambizione, vendetta e rassegnazione, sfruttamento...merito alla sceneggiatura riuscire a svilupparsi compattamente fra tutti, trovando un buon equilibrio interno e una certa equidistanza. I canoni di un certo tipo di cinema (favola bollywoodiana dove la definizione anche morale dei personaggi è netta) sono rispettati ma non soffocano la unicità di "The millionaire". Forse non proprio di qualità sono i dialoghi, ma bisognerebbe magari sentirli in lingua originale (ricordo tra l'altro la polemica sulla traduzione di una frase durante l'assalto di matrice religiosa...)

Miglior fotografia: Pur non capendoci molto (a dirla tutta niente!) mi sembra non esserci discussione: bella la fotografia: precisa, lucida, coloratissima rende bene sia l'ambiente che la tematica 

Miglior montaggio: Come sopra, mi pare un premio meritatissimo. C'è però qui un grosso limite mio: più guardo film, più mi rendo conto di non poter disgiungere la regia del montaggio: nel senso che il secondo è funzionale alla prima. Ma la prima è imprescindibile dal secondo. 

Miglior sonoro: ingiudicabile: nel senso che non sono in grado io di giudicare.

Miglior colonna sonora: Essendo "The millionaire" un videoclip-pone gigante, la colonna sonora non può che farsi protagonista, non solo scandendo ogni momento di questa pellicola facendosi arrazione, ma anche e soprattutto prevaricando l'immagine stessa. Pure dal un punto di vista sonoro: le canzoni sembrano infatte "sparate" e credo di aver letto da qualche parte che che questa fosse una precisa scelta del regista stesso. Piaccia o meno, l'intento è raggiunto: per mesi siamo stati sommersi da questo o quest'altro tema tratto dal lavoro di Rahman. Certo, molto ci sarebbe da discutere sul "valore" di parecchi pezzi, in fin dei conti poco più che orecchiabili e ballabili. In quella edizione degli Oscar 2009, tra l'altro, di concorrenti agguerriti in questa categoria ce ne erano almeno due: un non proprio ispirato Desplat per "Il curioso caso di Benjamin Button" e Danny Elfman - che non ricordo in "Milk" (quindi non dovrei giudicare) ma che a mio personale avviso è parecchio sopravvalutato, in generale. Insomma, per ribadire: piaccia o meno, il premio a "The millionaire" è meritato ed il tormentone - vedi sotto - assicurato. 

Miglior canzone: "Jai Ho" musica di A.R. Rahman e parole di Gulzar - scritta in origine in hindi, le Pussycat Dolls ne fecero subito un versione inglese che invase per un tempo indefinito spazi radio, televisivi, pubblici e privati.  

 

Aggiungerei alcune note sugli attori: i bambini, come sempre (o quasi) sullo schermo funzionano. Assai meno gli adulti. Se il protagonista maschile raggiunge una sufficienza stirata grazie soprattutto all'aria ingenua e stralunata Freida Pinto, unica "diva" emersa da "The Millionaire", ha veramente poco da dire come interprete. A parte la bellezza naturalmente

 

Sebbene la messa in scena sia accattivante, e ribadendo la generale correttezza dei premi ricevuti (alla luce soprattutto dei concorrenti) "The millionaire" resta un film che mi ha lasciata tutto sommato indifferente. 

Soprattutto a causa di una seconda parte lenta eppure frettolosa, dove il tema della rivalsa attraverso l'amore non riesce ad scaldare il cuore dello spettatore.

 

Per me tre stelle e mezzo, razionalmente

Tre stelle, a mio gusto

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