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Ultimatum alla Terra

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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La recensione su Ultimatum alla Terra

di spopola
4 stelle

In genere sono sempre molto guardingo (scettico) di fronte ai remake, soprattutto quando vengono “aggiornati” titoli che hanno un passato glorioso. Preferisco insomma starmene alla larga salvo rare eccezioni proprio per evitare il confronto e la delusione (quasi sempre in agguato). Di fronte alla nuova versione di “Ultimatum alla terra” sono stato a lungo indeciso, e se poi ho “ceduto” alla tentazione di entrare nella sala dove lo proiettavano, ciò è dovuto semplicemente al fatto che mi stimolava vedere come avevano combinato le cose per una “rilettura” in chiave ecologica del problema (è una delle priorità del mio “sentire” in questo momento, visto come sta andando il mondo tutto intorno a noi e un impegno anche di natura esclusivamente commerciale che comunque poteva contribuire a tenere viva l’attenzione sottolineando il pericolo che stiamo correndo, confidavo che in fondo poteva persino essere una non disprezzabile idea). Speravo inoltre di poter subire il fascino di immagini e sequenze fortemente impattanti che le nuove tecnologie potevano rendere rilevanti proprio sotto il profilo degli effetti speciali, un elemento in più che in teoria poteva giustificare l’impegno di due orette circa del mio tempo, aiutandomi persino a risvegliare un poco dal letargo il “fanciullino” che si nasconde dentro ognuno di noi. C’era credo una sorta di curiosità (un po’ dubbiosa) ma comunque viva e pregnante... e allora… perché non lasciarsi tentare? Peccato però che le cose non siano andate esattamente in quella direzione (me lo dovevo immaginare perché già il nome del regista non era una garanzia sufficiente ad alimentare una positiva speranza, ma l’impegno produttivo mi sembrava che fosse così cospicuo da far supporre che per lo meno sotto il profilo dello spettacolo, ci fosse di che “meravigliarsi”… così da gratificare almeno la vista se non completamente il cervello e le idee). E invece… noia mortale e inutili “pedanterie”, poiché nemmeno gli effetti speciali mi sono sembrati “stupefacenti”: consueta amministrazione e poca creatività inventiva. L’ordinarietà del discorso comunque coinvolge a mio avviso tutti gli aspetti della pellicola, soprattutto la sceneggiatura, forse perché adesso, nel nuovo millennio siamo così scafati che certe ingenuità, certi “buchi” logici e comportamentali, non possono più essere accettati, nemmeno in un film di fantascienza (soprattutto se teso almeno in teoria, a stigmatizzare problematiche così aderenti a una realtà nella quale siamo immersi fino al collo, che è poi quella del degrado ambientale costante e inarrestabile che la follia umana rende forse ormai definitivo e irreversibile). Non ci va più forse di essere alla fine “presi un po’ in giro” con troppa superficialità. Ovviamente lo schema è solo aggiornato rispetto al prototipo (la “scheletratura”, l’impalcatura, insomma è più o meno la stessa, con variazioni e licenze però (e non solo quella di “fondo” che già era conosciuta a priori). Le “innovazioni” però (ce ne sono, soprattutto di carattere “ideologico”) anziché aiutarlo a renderlo accettabile e al passo coi tempi, finiscono per deprimerlo fortemente e invece di esaltarlo, lo mortificano. Il ritmo poi è un pò ondivago, la costruzione fortemente carente (soprattutto non sta in piedi ciò che motiva il cambiamento che “blocca” la distruzione già in atto.. davvero troppo frettoloso e sbrigativo per arrivare all’inevitabile “happy end”... perché se bastava l’enunciazione di qualche buona intenzione… una semplice disponibilità al cambiamento per altro manifestata nelle sfere basse e non in quelle decisionali, forse non c’era bisogno di arrivare al punto “estremo”: uno studio attento degli animi umani, poteva evitare persino ili “cimento dell’impresa” (anche se a questo punto non ci sarebbe stato più nemmeno il film). Ci si immagina in ogni caso che una mente superiore possa essere in grado di valutare non solo che una rondine non fa primavera, ma anche che di buone intenzioni è lastricato l’inferno.. e tutto diventa allora così poco credibile da disturbare persino. A mio avviso quindi uno spreco inutile di energie, di soldi e di pazienza (degli spettatori): anche gli effetti digitalizzati come ho già accennato, non hanno niente di così innovativo e precipuo: si riconosce la bravura tecnica (che è il minimo che si possa pretendere in queste circostanze, ma si va davvero poco oltre). Sotto il profilo dell’impegno recitativo il disastro è ancora più forte (si salva solo la splendida Jennifer Connelly, che la parte impegna al minimo delle sue possibilità, ma che comunque si riconferma professionalmente ineccepibile e che riesce ancora una volta a dare spessore e “umanità” al suo personaggio, a farlo palpitare, a renderlo credibile e non una forzata astrazione). Keanu Reeves, che ha perso praticamente tutto il fascino ambiguo degli anni di una giovinezza ormai sfiorita, è invece statico e “imbolsito” – imbalsamato direi - come non mai (una faccia “immobile” e un pò plastificata la sua che non tradisce “espressioni” né tantomeno emozioni). Gli anni passano implacabili.. e anche per lui non è più primavera, ma se qui rimane solo il “nulla”, siamo messi proprio maluccio (mi è sembrato persino meno difendibile del peggior Cage che quando ci si mette… è davvero una “tinca”). Una presenza solo “decorativa”, dunque e ormai ahinoi, nemmeno tanto “affascinante”, incapace di “stimolare” la fantasia (e non ditemi che è il suo personaggio a richiedere quella “paralisi” inespressiva… poiché a volte bastano gli sguardi – che qui sono ugualmente latitanti come tutto il resto – a ravvivare una azione, a far trasparire l’anima dell’interprete). Ma il fastidio maggiore l’ho avvertito dall’utilizzo di quel petulante “divetto” in erba che interpreta il figlio della vedova. Capisco che le ascendenze familiari possono avergli fatto montare la testa innanzi tempo, ma da qui a considerarsi già a pieno titolo una star (e ne ha tutti i vizi e i vezzi) come mi sembra di avvertire proprio in virtù della sua recitazione un po’ affettata, di acqua ne dovrebbe passare parecchia sotto i ponti!. E il blasonato figlio di cotanto padre che risponde al nome di Jader Smith è eccessivamente atteggiato, tende ad esagerare per cercare di creare una impossibile empatia, esaspera insomma un poco l’antipatica ostentazione della sua spavalda sicurezza che lo fa risultare invece semplicemente e solo “insopportabilmente saccente”. Peccato… un’occasione sprecata… e il tema ecologico utilizzato, solo una banalizzazione inutile e persino pretestuosa per come poi viene risolto (in positivo) il conquibus senza in pratica nulla “cambiare” davvero in ciò che accade e continuerà ad accadere, se non immaginare una labile speranza non si sa quanto realisticamente produttiva. Per me dunque non sia sfiora solo una striminzita sufficienza che arriva però solo a tratti (e sono magnanimo… ma solotanto perché mi rendo conto che in ogni caso sarebbe impossibile pretendere di cavare del sangue da delle rape). Beh…non disperiamo! la prossima volta forse andrà meglio! (forse giuste 2 stellette e 1/2.. ma visto che non me la sento di attribuirglene t3... deve accontentarsi di 2 soltanto)

Sulla trama

Tutto inutilmente riscritto ma conforme e pedissequo.. atmosfere new age e un protagonista un pò troppo "messianico" (ma solo nelle intenzioni)

Su Jaden Smith

non aggiungo altro a ciò che ho già espresso sopra: per me insopportabile

Su John Cleese

... un pò troppo "imitativamente"ridicolo (ma le colpe non sono certo sue... quindi potremmo assolverlo con la sufficienza

Su Kathy Bates

... anche lei qui ci mette solo il mestiere... (e non poteva certo fare di più)

Su Jennifer Connelly

la sola cosa davvero positivoa (se non altro per la sua bellezza... ma non soltanto per quella naturalmente)

Su Keanu Reeves

... rianimati Kea

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