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The Wrestler

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su The Wrestler

di hallorann
10 stelle

Mickey Rourke esordisce a fine anni settanta in 1941 ALLARME A HOLLYWOOD di Steven Spielberg, si fa notare nel goliardico A CENA CON GLI AMICI di Barry Levinson e lascia un’impronta notevole in RUSTY IL SELVAGGIO di F.F.Coppola. Brizzolato ed energico per Michael Cimino ne L’ANNO DEL DRAGONE, vittima di un luciferino De Niro in ANGEL HEART, diventa un sex-symbol con i patinati e fintamente trasgressivi 9 SETTIMANE E ½ e ORCHIDEA SELVAGGIA. Le migliori interpretazioni le concede nei panni di Bukowski in BARFLY, carismatico malavitoso in JOHNNY IL BELLO di Walter Hill, mistico e delicato in FRANCESCO di Liliana Cavani. In quegli anni macina un film dopo l’altro, ma nei primi novanta crolla con un paio di flop, le cronache cominciano a riportare episodi di maltrattamenti ai danni della fidanzata modella Carré Otis e poi suite d’albergo distrutte, guida in stato d’ebbrezza etc. etc. Lascia il cinema per la boxe con un nome d’arte (partecipando ad una ventina di incontri), ma l’ex divo maledetto di Hollywood è in caduta libera. Lo risolleva parzialmente nel 1997 Coppola dandogli una parte secondaria (un avvocato squalo) ne L’UOMO DELLA PIOGGIA. Il film però non decolla. Interpreta pochi e orrendi film dozzinali, sembra destinato a fare il caratterista vedi LA PROMESSA di Sean Penn e SIN CITY di Miller e Rodriguez. Toccato il fondo non si può non riemergere ed ecco THE WRESTLER. Storia di un campione di Wrestling in declino, solo, rifiutato dalla figlia, amico di una spogliarellista quarantenne più in crisi di lui. Un infarto lo costringe a ritirarsi dall’attività professionistica, per vivere fa il commesso in un supermercato, cerca amore e affetto ma la sua vera vita è sul ring. Capelli lunghi e ossigenati, muscoli pompati, cicatrici, sordo ad un orecchio, faccia sfatta e stravolta. Un mostruoso (in tutti i sensi) Rourke dà anima e corpo a Randy ”Ram” (l’ariete) Robinson. Un personaggio ricalcato sul suo glorioso passato di star. Un’immedesimazione totale che spesso lascia basiti per la perfetta aderenza. Il film diretto dal poliedrico Darren Aronofsky scorre su due binari paralleli, da un lato con uno stile alla fratelli Dardenne con fotografia verista racconta il mondo del Wrestling: incontri, trucchi, eccessi, squallore, il culto del corpo dei suoi atleti-artisti; dall’altra ci mostra senza enfasi e furbizie le sconfitte e i tentativi di riscatto di Ram, il suo dolore esterno e interiore. Ma non solo il suo. Aronofsky scolpisce benissimo anche due bei ritratti femminili: la madre entreneuse Cassidy (una straordinaria e bellissima Marisa Tomei) e la figlia Stephanie (la sorpresa Evan Rachel Wood). Meritato Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia (ottenuta grazie alla tenacia del presidente di giuria Wim Wenders) e interpretazione memorabile da Coppa Volpi e da Oscar purtroppo mancati del ritrovato attore americano.

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