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Il curioso caso di Benjamin Button

Regia di David Fincher vedi scheda film

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La recensione su Il curioso caso di Benjamin Button

di amandagriss
8 stelle

Chi, almeno una volta nella vita, non ha desiderato poter nascere vecchio e morire giovane?

E sconfiggere così il decadimento fisico e mentale, conservare e rinnovare la propria bellezza oltre alla possibilità di disporre dell'esperienza necessaria per evitare di commettere errori (per scarsa esperienza) e incappare in delusioni, per arginare il dolore, per non sprecare tempo e concedersi un'esistenza più piena ed appagante? E se mai si verificasse una tale straordinaria eventualità, quali sarebbero le conseguenze pratiche di questa sorta di miracolo, benedizione o fortuna, se poi, davvero, di questo si tratta? Il cinema ha già appurato che essere eterni non è poi così magico e straordinario come in teoria si penserebbe: nel cult-movie Highlander, un immortale attraversò indenne, nel fisico ma non nello spirito, svariati secoli di storia umana, solo per ricevere come ricompensa il 'dono' della mortalità (così da porre fine alla sua eterna, accumulata sofferenza interiore). Perciò, riguardo la più ‘plausibile’ possibilità di invertire il verso dell'esistenza (come un orologio che segna il tempo spostando all'indietro le lancette), la sempre puntuale Settima Arte solleva le medesime, se non più terribili, perplessitàallestendo, da un racconto di Francis Scott Fitzgerald, una superba bellissima opera/riflessione esistenziale attraverso la metafora di un uomo che, a dispettodelle leggi naturali, viene alla luce vecchio e decrepito, trascorre i primi anni divitanel corpodi un anziano per poi continuare il suo percorso nel mondo a ritroso, regredendo ad un'etàe ad un aspetto, di anno in anno, sempre più giovani, nello stesso modo in cui un qualunque essere umano avanzando negli anni, diventa più vecchio. Con intelligenza, sensibilità, delicatezza, eleganza formale, l'apprezzato David Fincher  mette in scena il più anelato e disperato dei desideri terreni, riuscendo a tracciare un percorso parallelo in cui il normale ciclo dell'esistenza umana s'incrocia e si fonde con quello eccezionale del nostro protagonista. Sogni, speranze, incontri, delusioni, passioni, amore rimangono gli stessi perché, seppur è nell'esteriorità del corpo che si misura lo scorrere del tempo e, dunque, la consapevolezza fisica del vivere, è nell'interiorità, è nello spirito che risiede il suo più profondo significato. Questo intenso, partecipe, commovente sguardo sulla condizione umana -che riguarda tutti indistintamente- può essere visto come un promemoria in cui è celebrata l'essenza della vita, le sue piccole/grandi verità che, se tenute maggiormente in considerazione, ci renderebbero degli uomini senza dubbio più saggi e forse meno infelici, meno colmi di rabbia, di rimpianti e paura al passaggio obbligato dell'Oscura Signora, capaci di comprendere che non sempre il tempo che avanza è un temuto avversario ma, più di quanto si possa pensare, può divenire un valido alleato, arrivando, perché no, anche a favorirci. E che la vita non necessariamente deve culminare nella giovinezza, perché ogni sua stagione ha la propria importanza, la propria ragion d'essere. Il film ne dà un saggio più che eloquente, diluisce i tempi così da fornire ai suoi personaggi un'esperienza di vita solida (e credibile) tale da poter indagare nelle loro anime e svelarne la disarmante umanità di cui son fatti (che poi è anche la nostra -impossibile non identificarsi-), arrivando fino in fondo, a mostrarci il rovescio della medaglia nella sua implacabile lucidità. Per quanto la vecchiaia possa terrorizzarci col suo carico di problematiche oggettive, essa è una condizione più che decorosa, un lusso confortante, specie se confrontata con la prospettiva di finire i propri giorni ritornando praticamente in fasce. L'anziano ha negli occhi, nello sguardo il viaggio di una vita, può apprezzarne i frutti o dannarsi per gli errori commessi, tentando tutt’al più di porvi rimedio, può veder ed aiutare a crescere i suoi figli, coccolare i nipoti, avere il raro privilegio di dilatare gli attimi, rallentare le ore, soffermarsi a contemplare dettagli del vivere quotidiano che in gioventù non avrebbe mai considerato, puòportare dentro di sé il ricordo, la conoscenza, la consapevolezza di aver vissuto fino all'istante estremo. Invece morire giovani, che non significa congedarsi dalla vita carichi delle qualità proprie dell'età senile, vuol dire decostruire, disimparare, distruggere, perdere l'esperienza non appena la si acquisisce, non (ri)conoscere (più) niente e nessuno, non cullarsi negli affetti e nei ricordi, non conservare alcuna percezione di sé, del mondo e del fatto di essergli appartenuto.

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