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Il curioso caso di Benjamin Button

Regia di David Fincher vedi scheda film

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La recensione su Il curioso caso di Benjamin Button

di mc 5
10 stelle

Un magnifico spettacolo dei sentimenti che, come una coltre di nebbia, ti avvolge protettiva per due ore e tre quarti, imprigionando il cuore, gli occhi e la mente in una gabbia di quiete emozioni dalla quale non vorresti uscire mai più. Prima della visione non mi ero documentato granchè, ma così, a lume di naso, il timore di un "mattone" buonista di stampo spielberghiano era forte, per cui le mie aspettative erano piuttosto contenute. E invece sono rimasto "stregato" dalla storia di quest'uomo speciale che sfida con serenità e candore una natura avversa, che evita l'errore di rinchiudersi nella sua vergogna (ciò che avrebbe finito per condannarlo ad un destino da "freak"). Tutto ciò viene raccontato -pur trattandosi palesemente di fiaba- con il realismo dei sentimenti autentici, e la verità delle emozioni in cui ognuno di noi può rispecchiare le proprie. Ebbene sì, non ho potuto fare a meno di estrarre dalla tasca il fazzoletto (ma ero in buona compagnìa), perchè il pathos sentimentale si fa a tratti insostenibile. Reazione quest'ultima che io vedo in una luce positiva e certo non come un ricatto imposto dalla sceneggiatura: infatti qua non siamo di fronte ad espedienti furbetti da romanticume patinato, ma bensì abbiamo a che fare con il mèlò in una delle sue espressioni artistiche più elevate. E' la storia di un amore impossibile. Tutto qua. Ma raccontato con toni ed immagini talmente struggenti da risultare infallibili nel colpire dritto al cuore lo spettatore con una scarica potente ed irresistibile di tenera malinconìa. Tredici Oscar stanno aspettando al varco questo film: troppi, se fosse solo una furbata patinata costruita a tavolino in qualche ufficio di major hollywoodiana; eppure proprio questa è la tesi che suggeriscono i detrattori già piuttosto numerosi in rete, ma c'era da aspettarselo, il cinismo nei confronti dialettici è quasi sempre vincente. David Fincher è regista che ho sempre apprezzato, seppure con qualche riserva, nel senso che i suoi film non mi sono piaciuti tutti allo stesso modo: in particolare sono molto legato a "Zodiac", che si è assicurato una posizione di assoluto rilievo fra i miei film di culto. Con questo lavoro, Fincher ha dimostrato l'eccellenza della sua arte, evidenziando il fatto che la sua creatività si è cimentatata ormai con generi diversi, a testimonianza di un approccio versatile del suo talento professionale. Va anche detto che nel caso in oggetto ha potuto contare su un cast che si può davvero definire "stellare", con delle star tutte in stato di grazia che hanno gareggiato nell'esprimersi al meglio. Da segnalare un brevissimo ma suggestivo cammeo iniziale di Elias Koteas, attore che io sono solito definire "il greco" (per fortuna non leggerà mai queste righe, quindi il rischio che s'offenda è ridotto al minimo...). Poi una scoperta piacevolissima...un attore che prima non conoscevo, Jared Harris, una vera rivelazione nei panni di un sanguigno, carnalissimo e sognatore capitano di nave, che inizierà al lavoro (e alla vita sessuale...) il piccolo Benjamin (nel frattempo mi sono documentato: Harris è figlio del celeberrimo Richard "uomo chiamato cavallo" Harris e, seppure ancora piuttosto giovane, ha già un luminoso passato con le più prestigiose compagnìe teatrali shakespeariane di New York). Assolutamente straordinarie (favolose!) Julia Ormond nella parte della figlia della protagonista, ma non le è da meno la bellissima Taraj P.Henson, nel ruolo magnifico della madre adottiva di Benjamin. Due ruoli, questi ultimi, interpretati in maniera sublime. Stupenda anche la performance di una fantastica Tilda Swinton, nei panni di una moglie delusa che trova una compensazione (anzi due) a ciò che manca alla sua vita "dimezzata": nell'affetto ricambiato verso Benjamin e in una singolare fissazione per superare dei record di nuoto (!). Che la Swinton fosse un'attrice superba è cosa che già sapevamo, voglio solo aggiungere che recentemente in rete ho trovato (e poi perso) una lunga intervista in cui Tilda parlava del suo approccio al proprio mestiere d'attrice, un'intervista che me l'ha fatta amare -se possibile- ancora di più. E infine ci sono loro, i due protagonisti, per i quali non ho parole. Su Pitt c'è chi ha gridato al miracolo, e ci può stare. Cerchiamo per una volta di sorvolare sui soliti discorsi (benchè inconfutabili) circa la parabola del "bello che è diventato anche bravo". Per quanto mi riguarda, Brad Pitt è stato sempre un attore sopra la media (certo tra alti e basso), solo che ultimamente ha scelto i suoi ruoli con maggiore selettività, affidandosi a registi di razza, e dunque muovendosi nel marasma del "grande circo" di Hollywood in modo oculato e facendo i passi giusti. Il destino lo ha premiato adesso con quello che, nella sua carriera, rappresenta un punto di non-ritorno. Dopo questo ruolo, infatti, Pitt dovrà stare molto attento a non perdere la posizione di prim'ordine acquisita. E non sarà facile. Supportato da effetti speciali sorprendenti (un trucco straordinario) Pitt dà vita ad una performance INDIMENTICABILE, dai toni intensi, sofferti, dolenti, malinconici; di quelle, insomma, che reclamano l'Oscar. Ma Cate Blanchett non è da meno. E qui devo dire che in rete ho trovato pareri controversi: c'è chi si azzarda a sostenere che la Blanchett non appare qui al suo apice, che in passato ha fatto di meglio...beh, io francamente l'ho trovata invece ai suoi massimi splendori. Radiosa. Con quegli occhi meravigliosi che illuminano tutto il suo pallido volto. Cate è -ora più che mai- la VERA DIVA incontrastata di Hollywwod (alla faccia di "Lady Botulino" Kidman, che della diva ha ormai solo la postura e qualche ridicola movenza). In particolare c'è una sequenza che mi ha emozionato nel profondo: una notte, a cielo aperto, la Blanchett improvvisa dei passi di danza, accennando una sorta di corteggiamento coerografato, per sedurre un riluttante Benjamin...Il film è tratto da un racconto di Francis Scott Fitzgerald, evidentemente manipolato, se è vero che tale racconto è datato 1922, mentre nel film il finale della vicenda viene fatto coincidere con l'abbattersi su New Orleans del recente uragano Katrina. Da più parti (anzi: lo hanno fatto praticamente tutti) è stato rilevato come esistano affinità notevoli fra la storia qui narrata e quella di "Forrest Gump", ipotesi avvalorata anche dalla presenza dello stesso sceneggiatore per entrambi i film, Eric Roth. Beh, io devo dire che tutti questi elementi in comune non sono riuscito a vederceli. Di più: i personaggi di Forrest e di Benjamin io li reputo profondamente diversi. Personalmente, mentre (fatta salva la qualità artistica della pellicola) ho individuato in Forrest Gump come personaggio parecchi lati fastidiosi e insopportabili, in questa parabola umana di Benjamin Button ho ritrovato qualcosa di me stesso...non ho ancora capito esattamente che cosa, ma avrò tempo per rfletterci su...E' la storia del corto circuito di un amore impossibile che spezza il cuore non solo ai due giovani/vecchi amanti che ne tengono acceso il fuoco, ma anche al pubblico in sala.
PS: Nella seconda metà del film, c'è la ricostruzione di un incidente, che dura circa 5 minuti ed è un piccolo gioiello di cinema... e siccome si svolge su un susseguirsi velocissimo di immagini, vi consiglio di seguirlo con la massima attenzione.
Voto: 10

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