Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Il cinema italiano sembra sedotto sempre più frequentemente da personaggi meschini, esangui, funebri, infinitamente tristi. Così è anche Giorgio, figlio della buona borghesia barese, che una notte incontra Francesco, abile baro e aspirante spacciatore. Diventati complici al tavolo verde, Giorgio abbandona completamente la sua vecchia vita per lasciarsi andare al brivido della truffa e al piacere dei soldi facili. Arriviamo a detestare talmente il personaggio interpretato da Elio Germano che alla fine, quando viene selvaggiamente pestato dalla polizia, non possiamo che sentirci sollevati. E quando un film titilla i nostri peggiori istinti vuol dire che c’è davvero qualcosa che non funziona. Daniele Vicari filma una Bari notturna e sfatta, dove i poveri e i ricchi si ritrovano eguali nel loro disamore per la vita; ha sensibilità per i luoghi e gli spazi, la sua macchina da presa si muove in sintonia con la città e con i volti. Ma che cosa, davvero, ci racconta? L’assunto morale è semplicemente assolutorio: tutti hanno delle macchie nel proprio passato, tutti sono deboli e ladri se passa l’occasione. Un tipo di cinema che rischia di essere incantato e sedotto dalla brutalità che mette in scena.
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