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X-Men. Le origini: Wolverine

Regia di Gavin Hood vedi scheda film

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La recensione su X-Men. Le origini: Wolverine

di Decks
3 stelle

La regia del franchise degli X-Men dopo i primi due ottimi titoli di Singer e l'appena accettabile terzo capitolo di Ratner vanno a Gavin Hood che da vita ad uno spin off davvero mediocre. Mediocre perchè questo titolo è ricolmo di cliché del genere, una sceneggiatura che fa buchi e una trama che non ghermisce quasi per niente lo spettatore.

Il film abbandona oltretutto  il messaggio che fin dal primo film era fondamentale per questi titoli, cioè l'accettazione del diverso da parte dell'umanità, che qui viene completamente messa da parte per dare spazio a scene d'azione che dopo poco stancano, non dando un attimo di respiro allo spettatore per concentrarsi sulla trama. Personaggi aggiunti alla rinfusa solo per dare modo allo spettatore di provenienza più fumettistica di risvegliare i suoi sensi di ragno sopiti (vedi il personaggio di Gambit). Uno Striker che nemmeno raggiunge un quarto dell'interpretazione data da Brian Cox in X-Men 2, con espressività monofacciale e poco pathos. Persino Hugh Jackman sembra stanco del ruolo, e non riesce ad apportare niente di nuovo al suo personaggio perdendo qualcosa persino nei suoi dialoghi, fatti per la maggior parte da battute di poco conto e grida virili. Unica nota di merito è l'iniziale rapporto tra Wolverine e Sabretooth, che viene distrutto nell'orrido finale, per dare spazio a qualcosa di più "esplosivo" (letteralmente), che fa storcere il naso persino ai fumettisti più legati.

Che dire se non che la pellicola è solo un insieme di scene di azioni farcite da una sceneggiatura di serie b, interpretazioni di bassissimo livello e un inizio con poche idee buone che sfociano nel mediocrissimo finale. Il capitolo peggiore degli X-Men, che sarà presto dimenticato sia dai fan del fumetto, che da qualche spettatore curioso di conoscere la storia di Logan.

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