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Hard Candy

Regia di David Slade vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hard Candy

di maurizio73
5 stelle

Dramma da camera con la predilezione per l'horror, questo thriller psicologico dall'impianto teatrale vorrebbe ribaltare l'abusato schema del rape&revenge ad uso e consumo di chi crede che la vendetta sia un piatto da servire freddo...pardon ghiacciato. Alcune caramelle giapponesi acquistate su internet sono decisamente troppo dure da masticare.

Accettato l'invito per un appuntamento in pubblico dal maturo fotografo di moda Jeff Kohlver, la 14 enne Hayley Stark lo convince a portarla a casa sua per approfondire la loro conoscenza avvenuta inizialmente tramite chat. Quello che l'uomo non immagina nemmeno è che la ragazzina ritiene fondate le informazioni su di un terribile segreto che lo riguarda e che le sue  intenzioni sono tutt'altro che amichevoli.

 

 

Dramma da camera con la predilezione per l'horror, questo thriller psicologico dall'impianto teatrale vorrebbe ribaltare l'abusato schema del rape and revenge ad uso e consumo di chi crede che la vendetta sia un piatto da servire freddo, pardon ghiacciato, spostando continuamente la lancetta impazzita delle riserve etiche dal sospetto sulle reali colpe di un bel giovanotto con qualche scheletro nell'armadio a quelle sulla sanità mentale di una piccola torturatrice col talento per la chirurgia urologica. Se il meccanismo ed i frequenti colpi di scena (soprattutto nella parte finale) sembrano forzare la mano sul versante di un film a tesi che sa benissimo dove andare a parare, quello che lo rende meno credibile è la sfrontata civetteria della sua protagonista femminile, il cui incessante chiacchiericcio avrebbe indotto qualunque presunto pedofilo ad una confessione lampo piuttosto che alla scelta estrema e prematura di un eclatante auto-da-fè. Invece, non ostante la durata abbastanza contenuta del metraggio, si assiste con qualche disappunto al tentativo di rinverdire i fasti del cinema di Koji Wakamatsu infarcendolo con i luoghi comuni più ritriti del cinema Indie, facendo esordire la futura ragazza-madre dalla faccia-pulita di Jason Reitman (Juno - 2007) ed affiancandole l'aitante divo di ragazzine adoranti ridotto allo scomodo ruolo di un insospettabile adescatore di minorenni; lo schema è quello di un gioco a rimpiattino a base di torture fisiche e psicologiche le cui ragioni implausibili risiedono nell'evocare come un mantra due convitate di pietra che non si sa bene che fine abbiano fatto: l'una quale miccia di uno spietato progetto di vendetta e l'altra quale detonatore per il deflagare dei rimossi sensi di colpa del suo fragile e ambiguo protagonista. Forse è troppo anche per un plot che ambisce a non uscire (quasi) mai dalle quattro mura di una casa degli orrori e consumare la tragedia di un malsano rapporto a due in cui le uniche due figure secondarie al film sembrano arrivare inopinatamente troppo presto (Sandra Oh) o troppo tardi (Jennifer Holmes), precipitando il finale nel dramma preannunciato e nella speranza che la corda utilizzata abbia una lunghezza adeguata al macabro scopo per la quale è stata tagliata. Animato dalla pulsioni reazionarie di un malinteso senso della giustizia umana che dalla sommarie impiccagioni del tempo dei pionieri non pare abbia fatto molta strada in avanti. 

Presentato per al Sundance Film Festival 2005 e distribuito in Italia solo nel mercato Home Video.

Per chi pensa che alcune caramelle giapponesi acquistate su internet siano troppo dure da masticare.

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