Regia di James Gray vedi scheda film
Di questo film colpiscono molto i personaggi, irrisolti e complessi, disperatamente vivi, caso molto singolare nel panorama cinematografico americano recente. Gray sembra voler recuperare lo spirito della anti-hollywood degli anni '70, raccontando una storia marginale con dei protagonisti sofferenti, infastiditi da un mondo che non gli appartiene, e al quale sentono di non appertenere, forse perchè li ha feriti troppe volte.
Ma i nostri eroi non vivono negli anni '70, e lo sanno perfettamente. Il tempo delle utopie e della ribellione al sistema è passato, e se vanno controcorrente, è perchè sono condannati a farlo, perchè sono controcorrente, è la loro natura e non hanno scelta. Non è più tempo di vivere on the road, ma il desiderio della fuga è ancora vivo e coltivato ostinatamente, in maniera sotterranea.
Il grande merito di questo film è di raccontare una storia di irrequietudine e insoddisfazione, senza risolverla in modo scontato, semplificando tutto con un messagio edificante o una morale facile: i nostri (anti)eroi rimarranno sempre delle persone problematiche, ma proprio per questo uniche, e se saranno condannati alla disillusione, potranno uscirne un po' più saggi e un po' più maturi, imparando ad accettarsi per come sono e accettando la vita con quello che gli riserva.
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