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Ladri di biciclette

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Ladri di biciclette

di GIMON 82
10 stelle

Dopo il meraviglioso Sciuscia'(1946), il regista De Sica dipinge letteralmente sullo schermo questo reale ed autentico ritratto di un'Italia ancora sconvolta dal dramma della guerra,se Sciuscia' era piu' che altro un'incentrarsi sulla vita quotidiana dei "ragazzi della guerra" in questo affresco drammatico il regista si sofferma sulla lotta alla sopravvivenza tra emarginati che vivono alla giornata senza sapere come sara' il domani,il tutto filmato con lo sfondo di una Roma dalle periferie langose e desolate in cui si intravede la lacerazione che la guerra ha lasciato dietro di se......una lacerazione palpabile anche nei visi scarni ed emaciati degli splendidi attori non professionisti, un film perfetto in tutto: nella sceneggiatura,nella regia e nella fotografia, tutto e' perfetto in questo film,anche le comparse, come un giovanissimo ed irriconoscibile Sergio Leone,(visibile al minuto 41',con gli occhiali e nei panni di un giovane studente di teologia).Vedere questo film ti da l'impressione ti trovarti di fronte ad uno di quei documentari dell'istituto luce, insomma questo e' realismo allo stato puro,da vero cinema dottrinale,spunto di riflessione piu' che di intrattenimento,Antonio Ricci(uno splendido Maggiorani) e' l'incarnazione perfetta dell' italiano sottoproletario di quegli anni,il cui mezzo di trasporto( rappresentato dalla bicicletta) e' indispensabile per avere una ragione per cui poter sopravvivere,quando questo gli viene rubato,quest'uomo da un viso tipicamente pasoliniano(ci assomiglia pure a Pasolini!) si lancia in una spasmodica e disperata ricerca del suo unico e prezioso mezzo come se perdendo lei perdesse se stesso,il protagonista si lancia cosi' in una vera e propria lotta con altri disagiati ed emarginati come lui, incontrando sul suo cammino  l'ostilita' e l'omerta' della gente.Interessante e' vedere il passaggio del film in cui compare una famigerata "Santona" una di quelle veggenti di cui abbiamo sentito parlare i nostri nonni che evoca comunque una certa aura di scetticismo e fascino....infine il figlio del protagonista Bruno(Enzo Staiola) che' e' la perfetta sintesi dei bambini della guerra,bambini con un'infanzia strappata che ti fa diventare subito uomo, e che sara' una delle colonne portanti dell'Italia di domani.......

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