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Ladri di biciclette

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ladri di biciclette

di hallorann
10 stelle

A un padre di famiglia che ha trovato finalmente un impiego come attacchino nella Roma del dopoguerra, rubano la bicicletta, strumento fondamentale per il lavoro. Il sogno di una vita migliore è durato poche ore, ma inaspettatamente s’imbatte nel ladro, resosi conto che il giovane è più povero di lui rinuncia alla denuncia. Dopo una serie di vicissitudini giunge nei pressi del posteggio dello stadio, colmo di biciclette, disperato, cerca di rubarne una: bloccato e aggredito dalla folla, viene lasciato libero davanti agli occhi fieri e imploranti del figlio Bruno che commuovono il derubato. Padre e figlio, mano nella mano, svaniscono tra la folla in un finale emozionante. Questa è la trama di LADRI DI BICICLETTE sicuramente il film italiano più conosciuto nel mondo, il più studiato e più scopiazzato (molti registi iraniani hanno vissuto di rendita con questo film). E’ l’opera simbolo del neorealismo, dell’Italia che esce dal disastro della guerra con le ossa rotte e come può si rimbocca le maniche. Nei titoli di testa tra gli sceneggiatori ci sono ben sette nomi, in realtà il film venne scritto solo da tre Vittorio De Sica, Cesare Zavattini e Suso Cecchi D’Amico, gli altri vennero aggiunti in modo da essere ugualmente accreditati. Questo episodio è significativo del clima di partecipazione e solidarietà esistente anche nel mondo del cinema tra persone in difficoltà economiche. Ma le due anime di questo capolavoro sono De Sica e Zavattini, l’uno regista e co-sceneggiatore l’altro geniale soggettista e sceneggiatore, una collaborazione andata avanti per una ventina di anni che ha dato vita a numerose notevoli opere come SCIUSCIA’, UMBERTO D, MIRACOLO A MILANO. LADRI DI BICICLETTE, però è il punto più alto raggiunto dai due, la congiunzione tra poetica del quotidiano e del pedinamento (“scoprendo sulle tracce dell’uomo comune un mondo di miseria e di problemi mai risolti”), politicamente scorretto (indignò i politici e i benpensanti), come già detto vero e proprio modello del cinema neorealista (attori non professionisti, le strade di Roma come set, stile casuale e documentaristico ante litteram). Gli aggettivi si potrebbero sprecare: semplice, profondo, intenso...

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