Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Più volte ho ascoltato i miei nonni raccontare episodi della loro vita durante i difficli anni dell'immediato dopoguerra. Spesso però, vivendo in un'epoca totalmente diversa, non riuscivo a capire le enormi difficoltà che si potevano incontrare in quei momenti, bè questo film di De Sica ti fà rendere conto di come erano le cose.
Nelle prime scene la descrizione della lotta per trovare un lavoro e l'immagine del Banco dei Pegni (molto attivo all'epoca), iniziano a lasciarti un magone che si protrae per tutta la pellicola.
Il furto di una bicicletta, vissuto come la perdita di tutto e la struggente ricerca della stessa, da parte del protagonista accompagnato dal suo bambino, sono un tuffo al cuore e se mai ce ne fosse bisogno, questo aumenta ancora di più la stima che ho nei confronti dei miei nonni e di tutte quelle persone che hanno lottato in quegl'anni difficili per ricostruire un paese distrutto. Il finale, con il tentativo maldestro di rubare una bicicletta da parte di Antonio Ricci fotografa in modo amaro la disperazione che accompagna l'aver perso tutto.
VOTO 10
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