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Tropic Thunder

Regia di Ben Stiller vedi scheda film

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La recensione su Tropic Thunder

di mc 5
10 stelle

Il trailer di questa pellicola circolava già da qualche mese e mi aveva orientato nel modo sbagliato, ma d'altra parte è comprensibile, abituati come siamo ad una comicità sempre più anarco-demenziale. Quindi era lecito attendersi qualcosa di prossimo all'ultimo terribile film con Adam Sandler, "Zoahn", pellicola assai volgare e ruffianissima, colma di strizzate d'occhio verso il compiacimento del grosso pubblico. E invece no; qua ci troviamo di fronte, sì, ad un blockbuster a grosso budget, ma anche ad un'opera all'altezza delle proprie ambizioni. Quali ambizioni? Beh, prima di tutto proporsi come una critica (o almeno un vivace sfottò) verso i meccanismi e gli stereotipi dello star system hollywoodiano. E qui devo dire che non condivido affatto la scontata critica mossa da qualche parte al film, e cioè quella di vedere dei divi che criticano il divismo "diveggiando" essi stessi: in soldoni, trattasi di star miliardarie che criticano quell'universo in cui sguazzano da sempre e in cui continueranno a sguazzare. Ebbene, io credo che sia comunque opportuno cogliere queste "aperture mentali" che ci provengono da un'America che sta cambiando. E qui gli spunti di riflessione sarebbero tanti, a partire da ciò che rappresenteranno le prossime elezioni americane, in cui molti confidano (e dunque anche la Hollywood "liberal" al completo) come un nuovo inizio per i destini del mondo (e Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno, di un cambiamento!). Poi c'è il discorso che un blockbuster intelligente è sempre una bella cosa, perchè aiuta a rendere (magari anche solo di pochissimo) più consapevole e critica la moltitudine che affolla i multiplex. Ma per quanto mi riguarda, l'aspetto principale del film è il portare avanti l'idea di una comicità nuova, consapevole, graffiante, con obiettivi precisi, sferzante...e non la solita sbobba demenziale. E quando dico demenziale includo nel concetto sia l'inqualificabile merda dei vari "Epic Movie" o "Disaster Movie" ma anche le varie "Scuole di polizia" e perfino la demenzialità considerata più intelligente (ma sarà poi vero?) delle varie "Pallottole spuntate"...insomma ringraziamo Dio che ci arriva qualche segnale di intelligenza a contrastare l'anarco-demenza cialtrona e nichilista/qualunquista. Ciò detto, è ovvio che non ci troviamo di fronte ad un film "intellettuale", ma è pur vero che certi dialoghi che si ascoltano in questo film vanno a "sfrucugliare" con parecchio uso di vetriolo nelle certezze di un mondo tutto da esplorare, quello degli attori divi e delle loro ossessioni artistiche e professionali, spesso talmente patologiche da minarne la stabilità psicologica. E queste ossessioni vengono qui messe alla berlina in modo spesso sublime, con sapida cattiveria, coinvolgendo anche tutto un ambiente fatto di produttori avidi ed onnipotenti, di agenti e di portaborse. Per raccontare questo "cosmo", si inizia con l'immaginare una troupe spedita in Vietnam che si trova (questo il "pretesto" di partenza del film) a dover subire il passaggio improvviso dalla fiction alla realtà, il che implica il drammatico coinvolgimento degli attori in uno scontro autentico coi terribili indigeni narcotrafficanti piuttosto incazzosi. Bisogna riconoscere all'artefice di tutto ciò, Ben Stiller, l'onore che si merita, avendo condotto in porto un progetto intelligente, originale e senza dubbio non banale. Piccola parentesi, onde evitare equivoci (in cui ero cascato -per un attimo- pure io): insieme a Stiller stesso e ad un tale Theroux, appare nel trio di sceneggiatori anche un Etan Cohen...ebbene si tratta di una quasi omonimia, i celebri fratelli Coen non c'entrano nulla. Questo film ha poi una sorta di gustoso valore aggiunto sul quale spendo due parole. Avete presente che oggi non c'è più film americano che non abbia la sua brava coda finale con un piccolo extra sui titoli di coda? E siccome è diventata una specie di moda, sempre più spesso queste aggiunte posticce sono forzate e non necessarie. Ebbene, Stiller ha ribaltato la faccenda (osando quello che solo Tarantino & Rodriguez, credo, avevano osato fare) piazzando prima dell'inizio del film tre IRRESISTIBILI finti trailer davvero godibili, soprattutto l'ultimo (quello dei frati gay) che è talmente ben fatto da sembrare in tutto e per tutto un trailer autentico. Oltretutto il film è anche parecchio spettacolare, con tanto di esplosioni, incendi, inseguimenti, azioni di guerra...per cui il pubblico da blockbuster ne è saziato e, nel contempo, si assiste però anche a qualcosa di non banale e di valido. Detto di Stiller (che qui impersona perfettamente un attore in declino in cerca di un suo riscatto), vediamo il resto del potente cast. Jack Black, qui davvero scatenato nelle vesti di un attore tormentato da vizi ed ossessioni; Robert Downey Jr. che offre una prova magistrale nel ruolo di un attore perfezionista a livello maniacale, esaltato al punto tale che pur di aderire al personaggio di un uomo di colore si è fatto modificare chirurgicamente i pigmenti della pelle e si esprime con le cadenze di un vero afroamericano: si tratta di una critica davvero radicale all'ego ipertrofico di certi divi del cinema americano. A parte l'apparizione di pochi secondi di Toby Maguire, sono da registrare due partecipazioni straordinarie (che "straordinarie" lo sono per davvero): un intenso ed efficacissimo Nick Nolte in un ruolo che andava forse più sviluppato in quanto offriva materiale umano interessante, e un ASSOLUTAMENTE inedito Tom Cruise (come mai lo avevamo visto prima e come mai più lo rivedremo!). Ma poi ci sono decine di personaggi minori, di cui alcuni incredibili: su tutti un ferocissimo comandante/bambino dotato di una espressione così truce che uno si chiede dove diavolo Stiller sia andato a pescarlo...Dunque un film che contiene talmente tante cose che definirlo, anche solo per comodità, "parodia dei film americani sul Vietnam" è decisamente troppo riduttivo. Il fatto poi che una star come Tom Cruise abbia fortemente voluto partecipare al progetto, non è che uno dei tanti segnali che attestano quanto nella Hollywood che conta le quotazioni di Stiller siano attualmente molto elevate. A testimonianza dell'acume di chi ha realizzato questo film, vorrei concludere segnalando una "perla": un memorabile dialogo fra Stiller e Downey Jr. in cui i due discettano sullo sfruttamento cinematografico dell'handicap mentale in funzione di conquista di premi.
Un grandissimo film che riesce a far convivere le due anime di brillante blockbuster e di fulminante cult-movie.
Voto: 10

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