Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Baz Luhrmann ci aveva abituati troppo bene, soprattutto dopo l'appassionato Moulin Rouge, con la sua carica travolgente, pieno di colori sgargianti ed eccessi melò che lo rendevano anche più estremo e coraggioso. Qui, non solo sbaglia la dose di durata del film(un'ora la potremmo tranquillamente tagliare senza cambiare niente del finale), ma diventa involontariamente ridicolo: basterebbe Hugh Jackman che si getta secchi d'acqua addosso al solo scopo di mostrare i bicipiti(con tutto il rispetto per i bicipiti) e Nicole Kidman versione "faccia tirata dal lifting" che esagera le espressioni come in un film muto per far storcere il naso(ma mi guardo bene da incolpare gli attori: sono personaggi e dialoghi a suggerire una recitazione ridicola). Ma non è il peggio: la storia epica del riscatto di due vite, che segue il riscatto(ma quando mai, visto che li hanno massacrati impunemente!!) di un popolo(quello degli aborigeni australiani) segue uno degli schemi più mielosi, ovvi , sdolcinati e stucchevoli che si potrebbero immaginare, e produce un polpettone insipido, che riesci a terminare solo entrando in coma cerebrale, dove forse l'unico momento davvero commovente è quello in cui la Kidman scaccia il personaggio di Wenham dalla tenuta col frustino.
E la cosa diventa ancora più fastidiosa se ci mettiamo che la cultura di un popolo schiavizzato e massacrato viene celebrata attraverso frasi slogan e stereotipate immagini di "suggestione magico/tribale" che sono tutto fuorchè suggestive.
Dulcis in fundo, una sviolinata alle missioni cattoliche del tutto fuori luogo, se si pensa al diverso genere di "colonialismo di una cultura" perpretrato da queste ultime.
Se tuttavia Luhrman ci avesse fatto la grazia di far finire il suo film dopo un'ora e mezza(circa la consegna dei manzi), avrebbe per lo meno avuto un'opera dignitosa di avventura, critica ed ironia abbastanza convincente.
Sprecati gli attori.
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