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Hellboy II. The Golden Army

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su Hellboy II. The Golden Army

di lussemburgo
6 stelle

Territorio di sfida di esseri fatati e mistici, di mostri e demoni, la Terra sembra abitata solo marginalmente dagli umani, timidi padroni del pianeta soggiogati da forze oscure estranee al loro governo e intendimento. Il campo narrativo, visivo e tematico del film è tutto dominato dagli anomali, avversi o alleati dei deboli uomini, ormai solo impotenti spettatori di battaglie epocali e sovrannaturali. E sorge il dubbio dell’utilità della lotta a salvaguardia di una razza inetta e crudele, presuntuosa e dannosa per lo stesso pianeta, capace di generare il nazismo - come nella prima vicenda - o di danneggiare il mondo e i suoi abitanti, visibili e invisibili.
Con maggiore brio visivo del primo film, Guillermo del Toro torna a narrare le gesta dello scorbutico demone allevato dagli uomini e della sua combriccola di strani compagni, irosi o mostruosi, poetici o trasognati, costruendo un sequel di passaggio verso l’umanizzazione di personaggi ormai venuti allo scoperto del mondo, con le premesse di un melodramma esistenziale tra il destino annientatore del demonio e la sua alleanza con la specie umana. Puntata transitoria, necessaria all’emancipazione del personaggio e tappa primigenia della sua evoluzione adulta, dopo il racconto della genesi tipica del fumetto superoistico (sebbene sui generis), in questo secondo capitolo i personaggi spiccano per profondità, lasciandosi alle spalle gli umani, inermi e inerti, assumendosi il ruolo motore e l’indipendenza delle azioni e dei propri sentimenti.
Il mito è un racconto orrorifico della buonanotte per il demone infante, ma si tramuta in realtà con gli anni e nel combattimento tra avverse forze in contrasto per la distruzione del mondo. Ma l’elemento fantastico, ingentilito dall’ingenuità della visione infantile della sequenza animata iniziale, rimane permanente nel film, sarabanda di invenzioni visive in costante equilibrio tra l’orrido e il comico, incubo infantile offerto all’adulto. In un universo visivo favolistico e onirico, si nascondono influenze noir e hard-boiled nell’indagatore mistico, una tecnologia visivamente retrò con le apparecchiature e i costumi alla Verne, un sottofondo romantico mai celato di amori impossibili, un tocco da commedia buffonesca (le creature) o borghese (il ménage di Hellboy). Centrifuga di influenze, il film suggerisce uno sguardo ulteriore per approfondire il mondo senza fermarsi alle apparenze, sempre false, per vederne l’essenza oltre il visibile, l’umanità esacerbata dei mostri, l’indifferenza degli uomini, la trasfigurazione del reale nel sogno e la sua trasformazione sempre eventuale in incubo.
Presentati i personaggi, evidenziati gli ascendenti, moltiplicati gli effetti, Del Toro potrà passare al seguito, ad un racconto liberato dai debiti, culturali o narrativi, con protagonisti resisi indipendenti dagli uomini e pronti a vivere alla luce del giorno, col rischio di causare l’arrivo delle tenebre. La missione e il destino di Hellboy sono di far scaturire l’inferno, ma ormai è tutto nelle sue mani, nella sua futura scelta di libero adulto.

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