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Hellboy II. The Golden Army

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su Hellboy II. The Golden Army

di mc 5
8 stelle

Premessa. Proprio in piena estate stanno uscendo due film di quelli che (lo sento) segneranno la mia vita di appassionato di cinema: ovvio che mi sto riferendo al nuovo Del Toro e al prossimo Nolan che esce giusto oggi. Ebbene, a pochissime ore dalla visione avvenuta di "Hellboy 2" sono ancora emozionato ed eccitato e già l'inquietudine mi assale se penso al Batman che mi aspetta. Il mio timore è che, di fronte a due spettacoli meravigliosi, la mia capacità di esprimere emozioni subisca un blocco, e che le parole si perdano per strade impreviste senza lasciarsi imprigionare nello schermo del mio pc. Pazienza, mi esprimerò come saprò e come potrò. Intanto questo "Hellboy" mi ha lasciato ammutolito. Fra l'altro, potendo scegliere, ho scelto l'opzione della sala che prevedeva la proiezione con sistema digitale. L'effetto è una incredibile gioia per gli occhi, un'esperienza che per due ore ti astrae da tutto il resto e ti fa calare in un altro universo. Roba forte, emozioni che nessuna copia pirata vista in casa ti potrà mai dare. La potenza visionaria di Del Toro si sprigiona selvaggia con effetti mirabili che incantano gli occhi ed il cuore. Ma devo aggiungere una annotazione personale. Sul manifesto del film appare la scritta "dal regista del Labirinto Del Fauno"...capito? per promuovere un mega-blockbuster si ricorre al richiamo di un film d'Autore, un'opera rara, magica e preziosa, quel "Labirinto" che mi ha stregato al punto di avermelo fatto collocare nella top ten dei film della mia vita (con buona pace dei numerosi critici che lo hanno dileggiato e bastonato: mi sono legato al dito la recensione di Pier Maria Bocchi che massacrò il film con una furia distruttiva degna di altre cause). Io sarò grato in eterno a Del Toro (a prescindere da questo blockbuster e da quello ancor più impegnativo con cui si sta per cimentare) per avermi regalato quella magìa di film che è il "Fauno". E bisogna dire che lo stile del regista, il suo approccio col fantastico, seppure alle prese con budget quantitativamente nemmeno paragonabili, sono riconoscibili in entrambe le opere. Mi sono fatto tante volte una domanda. Come mai io, che detesto il fantasy anche come genere letterario, io che -per scelta- non ho visto nemmeno un capitolo di Harry Potter, io che per tutta la durata del "Signore Degli Anelli" non ho fatto altro che guardare l'orologio, sempre io, la stessa persona, di fronte alle bizzarre creature, alle fiabesche ambientazioni ed agli effetti speciali di "Hellboy 2" vado in estasi?? Io credo che sia perchè questo regista ha un tocco particolare e dunque si crea una condivisione da parte mia verso un tipo di rappresentazione della fantasia in cui mi riconosco. I suoi mondi "incantati" innanzitutto sono impregnati di malinconìa e di ironìa, il che non è poco, infatti è proprio l'ironìa che impedisce ai personaggi di prendersi troppo sul serio, mentre nei vari "Anelli" e "Potter" ma anche in svariati "SuperEroi", sovente esistono una drammatizzazione e una seriosità eccessive. Mi si potrà obiettare che anche il "Fauno" ha risvolti "dark", ma là è già un'altra cosa, là si tratta di Poesìa. E poi mi pare di poter ravvisare nel suo approccio (di Del Toro intendo) un sentimento di purezza infantile filtrato attraverso la perduta innocenza di un adulto. Non so, forse sto scrivendo stupidaggini, ma vi avevo avvertito che il mio forte coinvolgimento mi avrebbe causato brutti scherzi. I personaggi del film sono qualcosa di meraviglioso, ma evito di raccontarne i dettagli per non rovinare l'impatto sorprendente a chi ancora non ha visto la pellicola. Hellboy (Red per gli amici) è adorabile come psicologia ma anche esteticamente è rappresentato con enorme efficacia, questo corpaccione rosso e massiccio, con questa indole disordinata e un pò cialtrone con la sua compagna. E qui consentitemi di omaggiare adeguatamente (se lo merita visto che nelle recensioni viene sistematicamente ignorato) l'attore che si nasconde dietro quel pesante trucco: il grandissimo Ron Perlman, col suo impagabile faccione (qui si intravede appena dietro quella "maschera" da energumeno) che lo fa rassomigliare vagamente a Tom Waits. Io ho sempre seguito il vecchio Ron fin dai tempi del "Nome della Rosa"(1986) in cui impersonava un monaco deforme: ecco, quello che mi fa simpatia di Ron è che, a causa di una stazza gigantesca e di un viso "che fa impressione" gli hanno sempre affidato solo ruoli da "mostro" o da "Quasìmodo". Nel film ha come fidanzatina l'attrice Selma Blair, che prima d'ora non conoscevo è che è carina da morire, ma non di una bellezza di stampo hollywoodiano, ma proprio semplicemente carina come carina può essere una ragazza che incontri per caso sull'autobus o al supermercato. Ho citato prima una somiglianza fisica con Tom Waits, ebbene ora mi tocca continuare questo "gioco", perchè trovo che il principe biondo cattivissimo del film abbia una vaga somiglianza col mitico chitarrista blues albino Johnny Winter (datemi pure del matto a questo punto!). Ci sono nel film momenti, anche minimi, che mi hanno regalato una serie di sorrisi che non finivano più...: che spasso vedere la gente che quando vede passare per strada Hellboy grida qualcosa al suo indirizzo e lui bofonchia qualcosa del tipo "Lo so che sono brutto!!". Oppure quando insieme al suo compare, circondati da una montagna di lattine di birra vuote, discettano su come tatticamente affrontare una partner incazzata...Troppo divertente. Per non parlare della nobile dignità che caratterizza, insieme ad una delicata sensibilità, il personaggio dell'anfibio Abe. Ma poi ci sono tutti gli altri personaggi, a decine, nessuno banale, tutti stupefacenti. Il film è cosparso di tracce di genialità, e non so se considerare tale anche una frase che la sceneggiatura fa dire ad un bambino in braccio ad un adulto, una frase alla quale non si sa se reagire sorridendo o restandone raggelati e sgomenti: vedere la sequenza per credere. Come sempre nelle opere di Del Toro, c'è la possibilità di andare oltre la "favola fantasy" e leggere più in profondità: per esempio il tema del rapporto fra umani e non-umani, intesi questi ultimi nella accezione di "mostri/diversi" e della solidarietà che scatta fra categorie di non-umani quando per essi si prospetta l'estinzione della specie. Concludo, come faccio usualmente, segnalando la colonna sonora, qui affidata al super veterano Danny Elfman. Guillermo Del Toro si conferma come il miglior narratore vivente di favole (pop).
Voto: 10

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