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Il Divo

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Il Divo

di FilmTv Rivista
10 stelle

Per mia colpa, per mia grandissima colpa confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato. Sguardo in macchina, Andreotti rivela nella scena chiave del film di Sorrentino quanto si debba amare Dio per essere in grado di capire e perpetrare il Male per ottenere il Bene. Toni Servillo vola alto, al di là di ogni Actor’s Studio: con il solo vibrare della sua voce. Cineasta affascinato dalle vite parallele e dai destini esemplari, Sorrentino con Il Divo tenta sia l’affresco epocale (il passaggio dell’ultimo governo Andreotti prima di Tangentopoli) che l’inchiesta di denuncia. Così a tratti finisce addirittura per assomigliare a un cineasta sudcoreano che gioca a rifare Leone, mentre Teardo accenna un Morricone sornione. In mezzo scorre una danse macabre che alla feroce asfissia inquisitoriale di Petri sostituisce lo sfregio dell’urto pop. Prisma affascinato dal proprio rotare vorticoso, Il Divo esplode le accuse che sono state mosse ad Andreotti nel corso degli anni spiaccicandole sullo schermo con frenesia hip hop. Più Oliver Stone che Francesco Rosi. (Quasi) Inevitabile quindi che l’analisi ceda all’invettiva. E (quasi) inevitabile quindi che un uomo al di sotto di ogni sospetto risulti infine distante, lontano. Come se il film parlasse d’altro. Sorrentino sa di ballare col fuoco e ricorre a tutto il suo armamentario di risorse. Non concede tregua. Ma escluso il tragico, resta il grottesco per quanto ottimamente servito da interpreti del calibro di Buccirosso. Come in una resa dei conti, non sono ammesse repliche. Si procede a testa bassa round dopo round. Ed è il disagio del cineasta stritolato dalla materia affrontata lo spettacolo più appassionante offerto dal film. Probabilmente troppo dentro le volute del suo soggetto per non desiderare di esserne anche separato e non toccato, Sorrentino conferisce ad Andreotti le dimensioni di una pura icona del Male attraverso ogni strappo e accelerazione del suo film. Ma... «visto che non possiamo cambiare patria, cambiamo argomento» (Carmelo Bene).

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 22 del 2008

Autore: Giona A. Nazzaro

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