Regia di Olivier Marchal vedi scheda film
E’ un film cupo, duro, angosciante, che mette alla prova la resistenza dello spettatore dall’inizio alla fine. Se volete puro intrattenimento non fa per voi, vi colpirà al cuore senza scampo. Il protagonista del film è un personaggio negativo, rispetto ai canoni cui ci hanno abituato i film made in USA, un poliziotto che in seguito ad un grave trauma famigliare sprofonda nell’alcolismo ed in un degrado nichilista che gli salva solo le facoltà intuitive ma gli brucia tutto il resto: attività sinaptiche, articolazione del pensiero, capacità di comunicazione e di relazionarsi, procedure di polizia, competenze acquisite, ecc., ma nonostante questo rimane ancora migliore dei suoi colleghi, il ché è tutto dire di come il film rappresenti le istituzioni giudiziarie francesi, da far accapponare la pelle e far rivalutare di riflesso quelle italiane … Quanto di più negativo e stupido potrebbero fare i protagonisti, siate certi che lo faranno, è come se l’intelligenza non appartenesse loro, come se le loro azioni fossero risposte elementari a problemi complessi, solo che sono tutte fuori luogo e sbagliate e destinate a causare ulteriori danni, per cui sono tutti destinati a fare una brutta fine. Perché la vita non ha pietà per coloro che pur disponendo di intelligenza poi non l’applicano ma al contrario agiscono senza prevedere le ripercussioni e senza alcuna prospettiva e piani di emergenza, soprattutto se fanno i poliziotti investigativi. Il finale è crudo, violento, angosciante, di forte impatto, per quanto ad uno spettatore attento non desterà sorpresa, perché lo avrà previsto. Un finale spietato, che rimane tale nonostante il regista cerchi in contemporanea di portare un afflato di speranza in maniera classica che non vi anticipo ma vi assicuro trattarsi di un evento sfruttato innumerevoli volte nella cinematografia, fin dall’epoca del cinema muto. Ma non è sufficiente per fornire ossigeno allo spettatore che giunto fino a quel punto dovrà prendersi un antidepressivo. Un film notevole, ma che richiede dedizione e sacrificio anche allo spettatore, che è assai improbabile che riesca a rimanere passivo e distaccato. Pare che si ispiri ad una storia vera, in tal caso sarebbe l’ennesima conferma che a volte la realtà supera la fantasia, anche la più perversa.
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