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Quantum of Solace

Regia di Marc Forster vedi scheda film

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La recensione su Quantum of Solace

di FilmTv Rivista
6 stelle

Ci sono due belle sequenze. Entrambe sono due inseguimenti: uno è ambientato sopra i tetti di Siena, in montaggio alternato con la corsa del Palio. Il secondo si svolge in Austria, sul set del Teatro dell’Opera di Bregenz, durante la messa in scena della Tosca. Rapide eppure dilatate, potenti e spregiudicate: la corsa dei cavalli e la rappresentazione teatrale amplificano e dilatano il respiro della lotta. La ventiduesima avventura di James Bond – la serie più longeva della Storia del Cinema – vede per la seconda volta Daniel Craig nei panni dello 007 inglese e questa volta deve fare i conti con un’organizzazione che cospira per ottenere il controllo delle risorse naturali (in primo luogo l’acqua) in alcuni stati sudamericani. Nel corso del tempo, l’attore che interpreta James Bond è stato sostituito molte volte (in 6 occasioni ha cambiato faccia). Per questo l’identità dell’agente segreto più famoso del mondo si deve legare a segnali ben precisi, indipendenti dalla fisicità o dal volto dell’attore. Queste marche d’identità sono 4: il suo nome, il cocktail che beve, la macchina che usa, il fatto di essere un agente segreto agli ordini del governo britannico. Il Bond di Daniel Craig è sempre in procinto di perdere tutti i segni che ne certificano l’identità agli occhi del pubblico (a un certo punto viene esautorato dai suoi superiori e non sa nemmeno il nome del drink che porta alle labbra) ed è sempre a un passo dal riconquistarli. In questo spazio scivoloso di ricorrenze e fraintendimenti si riafferma il fascino di un mito: un mito che viene di volta in volta rievocato per darci il sottile piacere della ripetizione e per scongiurare la paura di essere talmente cambiati da non riconoscere un vecchio amico. Craig sta al gioco con astuzia: più rude e popolare dei suoi predecessori, ma impeccabilmente elegante e amante del lusso, scava nell’avventura una vena romantica, il ricordo di un dolore. Ma la sequenza iniziale dovrebbe fare piazza pulita di qualsiasi dubbio: l’azione è tutto.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 46 del 2008

Autore: Silvia Colombo

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