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Sweeney Todd. Il diabolico barbiere di Fleet Street

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Sweeney Todd. Il diabolico barbiere di Fleet Street

di AlbertoBellini
10 stelle

 

Accusato di un crimine che non ha commesso, Benjamin Barker viene imprigionato oltreoceano: l’uomo però giura vendetta per questa ingiustizia e soprattutto per le disastrose conseguenze che il suo arresto ha avuto sulla moglie e la figlia. Evaso di prigione, Barker torna a Londra assumendo l’identità di Sweeney Todd ed apre una bottega di barbiere sopra il malfamato negozio di pasticci, gestito dalla signora Lovett. Con l’aiuto di quest’ultima, Sweeney Todd cercherà di vendicarsi di coloro che lo hanno accusato ed imprigionato: su tutti il giudice Turpin, che nel frattempo tiene imprigionata, nella propria dimora, la figlia di Todd, Joanna.

 

"C'erano un barbiere e sua moglie; e lei era bella; uno sciocco barbiere e sua moglie; lei era la sua ragione di vita; ed era bella, ed era piena di virtù; e lui era ingenuo."

 

25 agosto 1958. Nasceva oggi, 57 anni fa, Timothy Walter Burton, meglio conosciuto come Tim Burton. Con una maestosa carriera da regista ed animatore ("Disneyano") sulle spalle, Tim Burton rientra sicuramente tra i migliori Artisti della storia del cinema, viventi e non, nonostante il suo stile artistico possa non essere apprezzato da tutti. E quale occasione migliore del suo compleanno, per parlare della mia opera "Burtoniana" preferita, ovvero, "Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street" (in Italia "Il Diabolico Barbiere di Fleet Street")? Premetto che analizzerò (o meglio, cercherò di analizzare) quest'opera più di quanto andrebbe analizzata, perciò non prendete le mie seguenti parole come una vera e propria recensione, ma più come un omaggio ad uno dei miei registi preferiti e come una serie di opinioni soggettive. Avevo 11 o 12 anni la prima volta in cui lo guardai, ai tempi non avevo di certo un ampia conoscenza cinematografica (non che ora ce l'abbia). E se vi state chiedendo cosa possa capirci un bambino di una pellicola come questa...beh, niente appunto. Ricordo solo che, terminata la visione, in me scattò qualcosa di inspiegabile. "Sweeney Todd" non è assolutamente un film perfetto, ne tanto meno un capolavoro (anche se, soggettivamente per me, lo è), non ci troviamo di fronte ad un "8 1/2" o un "Arancia Meccanica", ma ad un opera che, nella sua estrema e "banale" tragicità, racchiude un immenso messaggio di critica, una critica che con Burton, ormai, siamo abituati a cogliere. Le mani di forbice di Edward, simbolo dell'impossibilità di esprimersi ed interagire con la società, si trasformano nell'unico strumento che un barbiere, completamente distrutto psicologicamente, possa utilizzare per "riconciliarsi" con la sua presunta umanità, ormai morta e sepolta. ["Finalmente, il mio braccio è nuovamente intero!"] urla Benjamin Barker, mentre stringe tra le mani due rasoi da barba, i suoi fidati "amici", l'unica (per lui) salvezza dalle fiamme della vendetta, fiamme che hanno rapito l'uomo, Benjamin Barker, le cui ceneri hanno dato vita a Sweeney Todd. Un po' come accadeva con Alex in "Arancia Meccanica", anche con Sweeney Todd lo spettatore cercherà di dare (o meno) una giustificazione alle sue terribili gesta, che lo porteranno al punto di togliere la vita ad ogni singolo individuo "innocente". Inutile negarlo, in ognuno di noi è presente uno Sweeney Todd, una parte di noi che, opressa dalla grigia società, vorrebbe ribellarsi. Sta a noi scegliere se essere Benjamin Barker o Sweeney Todd. Essendo "Sweeney Todd" la pellicola più splatter diretta dal regista statunitense, Londra viene trasposta sullo schermo con un aspetto tanto "perfetto" quanto terrificante, come lo è ogni cosa o persona all'interno dell'inquadratura. In poche parole, anche nella sua opera-critica più grande, Burton non abbandona la sua essenza artistica e visionaria. Trovandoci di fronte ad un musical, il "lavoro" più duro lo compie sicuramente il magnifico cast: Johnny Depp (Sweeney Todd), Helena Bonham Carter (Mrs. Lovett), Alan Rickman (Giudice Turpin), Jamie Campbell (Anthony), Sacha Baron Cohen (Adolfo Pirelli) e Ed Sanders (Tobias Ragg), grazie al loro imperfetto timbro vocale, risultano perfetti nelle "performance" contestuali.

Ribaltando completamente "Big Fish" e, di conseguenza, privandolo di quella gioia e speranza che riusciva a trasmettere, Tim Burton da vita ad un vero e proprio gioiello (marcio) cinematografico. Un opera che, almeno per il sottoscritto, farà riflettere.

 

"Questi sono tempi disperati Mrs. Lovett, e bisogna ricorrere a disperati rimedi."

 

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