Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Denzel Washington avanza per i marciapiedi di New York a falcate sicure, l'espressione austera e i modi patriarcali che strizzano l'occhio all'icona di Brando dei tempi che furono. Nell'asciuttezza di un personaggio sicuramente già visto ma di impeccabile stile incarna l'idea di cinema che lo Scott crepuscolare porta innanzi con questo film.
Uno dei cineasti più anomali degli ultimi decenni - dopo aver esordito con tre capolavori epocali di fila la sua maestria si è impantanata nei limiti di soggetti insoddisfacenti , a parte l'ottimo Thelma & Louise - ci regala il miglior esercizio di stile della sua tarda carriera, Scott che firma un eccellente film alla Scott intessendo una solida summa dei suoi temi cari : in una NY asettica e chiaroscurale come solo il suo estro visivo sa rendere, intarsia con ritmo perfetto le dinamiche parallele di due duellanti senza scadere nel manicheismo. Come in Blade Runner ad un dubbioso "buono" si contrappone un carismatico villain con le sue ragioni; nel corso della schermaglia invisibile si intrecciano cliches del genere, senza scadere nel ruffiano, e il solido polso di Helgeland scolpisce uno script di personaggi asciutti e stereotipi funzionali, mentre la mano sicura di Scott dosa con abilità tensione, piglio documentaristico e esplosioni di violenza, non ultimo l'inseguimento finale che per equilibrio tra realismo e astratto geometrismo ricorda il miglior Walter Hill.
Washington dona algida solennità ad una delle poche grandi interpretazioni della sua carriera recente, mentre Crowe è relegato in controparte, in un ruolo che ne esalta e denigra ad un tempo la carica virile, in un affresco del poliziotto "serpichiano" che evita l'agiografia e non risparmia i risvolti negativi.
Il classico film dinnanzi a cui si dice soltanto "Non sarà un capolavoro, ma è ben girato" e si finge di non notare che Scott, con la mano sinistra, gira come il miglior Nolan.
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