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Il petroliere

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il petroliere

di rocky85
9 stelle

Siamo agli inizi del Novecento, in una pianura desertica sterminata. Scoperta accidentalmente una vena di petrolio, il minatore Daniel Plainview (Daniel Day-Lewis) diviene in breve tempo un ricco petroliere, mettendo su una compagnia di estrazione che si espande in tutta la California. Per raggiungere più velocemente i suoi scopi e convincere le popolazioni locali della sua bontà d’animo, Daniel prende con sé un bambino rimasto orfano, facendolo passare per suo figlio. Ma la sua sete di ricchezza e la sua avidità morale si scontreranno con quella di un giovane predicatore, Eli Sunday (Paul Dano), fervente profeta di una chiesa metodista. Basato su un romanzo di Upton Sinclair, Il petroliere (There Will Be Blood in originale) è il quinto film di Paul Thomas Anderson e forse il più maturo e composto dal punto di vista narrativo. Dopo i magniloquenti Boogie Nights e Magnolia e il minimalista Ubriaco d’amore, Anderson ambisce a raccontare una parte di storia americana in un’opera complessa, potente, spiazzante e leggibile a più livelli tematici. Il petroliere è prima di tutto una metafora sulla genesi del capitalismo. Il suo protagonista, che fin dall’inizio tiene nascosta una brama di ricchezza ed una cattiveria soltanto accennata, diventa sempre più irrequieto e ambizioso fino a trasformarsi in un pazzo incapace di arretrare di fronte a nulla. La metamorfosi del personaggio si poggia tutta sulle spalle curve e sulla bravura mostruosa di un Daniel Day-Lewis titanico e monumentale, che arricchisce la figura del petroliere di una serie di tratti inquietanti, dal volto al modo di camminare e di parlare. Il petroliere diventa però anche un lucido atto di accusa al fanatismo religioso, rappresentato dalla figura di Eli (un ottimo Paul Dano), personaggio che, proprio come Daniel, si sporcherà egualmente l’anima e la coscienza nel suo lungo percorso. Ma è facile individuare anche un’altra tematica cara ad Anderson, presente in molti dei suoi film, ovvero del rapporto tra padri e figli: quello tra Daniel ed il piccolo H.W. è probabilmente l’unico accenno della moralità del suo protagonista. Inizialmente nato per esigenze speculative, perché portarsi in giro un bambino conferisce al rude uomo d’affari una statura morale ed una falsa faccia da padre affettuoso, Daniel saprà davvero prendersi cura di quell’unica persona che abbia amato. Purtroppo però anche il rapporto con il piccolo H.W. sarà destinato a trasformarsi in odio e rancore, in impossibilità di comprendere l’anima ed i tormenti di un ragazzino e del suo bisogno di amore. Dicevo prima che stilisticamente Il petroliere è il più maturo e composto tra i film di Anderson, perché limita i virtuosismi, i piani sequenza, le carrellate ed i frenetici movimenti di macchina caratteristici del suo cinema prediligendo campi lunghi e fissi ed una narrazione lenta che restituisce tutta l’inquietudine e l’amarezza di una storia destinata a concludersi tragicamente. E già, perché il titolo originale recita “There Will Be Blood”, ovvero “Scorrerà il sangue”. Ed il sangue scorrerà sul serio in un finale criptico e apparentemente spiazzante, ma che costituisce la giusta chiusura di questa storia malata e malsana. Tutto riconduce al sangue, alla vendetta in quella brutale sequenza conclusiva e nell’ultima frase prima dei titolo di coda: al maggiordomo che gli chiede cosa sia successo, Daniel risponde con un laconico “Ho finito”. E’ davvero tutto finito.

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