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Io sono leggenda

Regia di Francis Lawrence vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Io sono leggenda

di FABIO1971
6 stelle

Tratto dagli esperti sceneggiatori Akiva Goldsman (A Beautiful Mind, Io Robot e Il codice Da Vinci tra i suoi lavori) e Mark Protosevich (The Cell) dallo stesso, omonimo best seller di Richard Matheson che già ispirò 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra e, prima ancora, L'ultimo uomo sulla Terra di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow, il film diretto dal Francis Lawrence di Constantine (ma la regia venne inizialmente proposta a Guillermo Del Toro, che rifiutò per potersi dedicare a Hellboy II: The Golden Arm) costituisce uno smagliante giocattolone di affascinante suggestione visiva, nonostante i molti squilibri che ne sminuiscono l'efficacia, concentrati in prevalenza nelle pesantezze di una seconda parte assolutamente insostenibile nel dispiegarsi tra la tronfia retorica da blockbuster e la magniloquenza degli effetti speciali. La vicenda narrata è quella del dottor Robert Neville (un efficace Will Smith), unico superstite sano di un virus che ha decimato la popolazione mondiale, trasformando i pochi sopravvissuti in vampiri: insieme al suo cane vaga per le strade di New York alla ricerca di qualche cavia a cui sottoporre una cura da lui sperimentata. La sua missione si trasforma, però, in una disperata lotta per la sopravvivenza quando scopre altri superstiti non contaminati, insieme ai quali dovrà difendersi dai sanguinosi assalti dei vampiri. Il film soffre pesantemente la discontinuità di toni e spaventi distribuiti nell'arco del film: la prima parte, con la descrizione apocalittica della New York post fine del mondo ed il peregrinare di Will Smith per le strade deserte, possiede una forza espressiva ed un'efficacia drammaturgica che stridono apertamente al confronto con la vorticosa e rutilante corsa verso l'happy end (tradendo, tra l'altro, lo spirito del capolavoro di Matheson) che caratterizza la seconda parte. Un'opera indubbiamente irrisolta, quindi, da cui era lecito aspettarsi senz'altro qualche brivido in più, ma che comunque si lascia ugualmente apprezzare, specie per il decor visivo che fa da sfondo alle evoluzioni della trama, ammantato dai colori caldi e pastosi della fotografia di Andrew Lesnie ed impreziosito dalle splendide scenografie metropolitane curate da Howard Cummings, William Ladd Skinner, Patricia Woodbridge e Naomi Shohan.

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