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Johnny Guitar

Regia di Nicholas Ray vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Johnny Guitar

di FABIO1971
10 stelle

Play the guitar, play it again, my Johnny
Maybe you're cold, but you're so warm inside
I was always a fool for my Johnny
For the one they call Johnny Guitar
Play it again, Johnny Guitar
Whether you go, whether you stay, I love you
What if you're cruel, you can be kind I know
There was never a man like my Johnny
Like the one they call Johnny Guitar
[Peggy Lee - Johnny Guitar - musiche di Victor Young, testi di Peggy Lee]

Nel deserto dell'Arizona intorno ad Albuquerque infuria una tempesta di sabbia, ma nel saloon-casinò di Vienna (Joan Crawford) l'atmosfera è ancora più elettrica: la comunità di allevatori della zona, capeggiata da John McIvers (Ward Bond) e dalla combattiva e spietata Emma (Mercedes McCambridge), sorella di una delle vittime di una banda di fuorilegge, disprezza apertamente Vienna, accusandola di non avere alcuno scrupolo e di dare riparo nel suo locale proprio a quei criminali. Vienna, però, sa farsi rispettare e non è disposta a cedere di fronte ad alcun sopruso, specialmente ora che nella zona sta per arrivare la ferrovia: nuova gente, quindi, civiltà, affari, denaro... In suo aiuto, poi, oltre alla presenza del fidato Tom (John Carradine), braccio destro di Vienna, è giunto anche, accompagnato dalla sua inseparabile chitarra, Johnny Logan (Sterling Hayden), suo amante di un tempo ed infallibile pistolero. Johnny e Vienna hanno molto da raccontarsi dopo cinque anni di lontananza: le ferite nei loro cuori non sono ancora guarite, ma convenevoli e chiarimenti, per il momento, devono attendere. Il problema più urgente da affrontare, infatti, riguarda Dancin' Kid (Scott Brady, che nel doppiaggio italiano diventa Ballerino Kid) e gli uomini della sua banda, Bart (Ernest Borgnine), Corey (Royal Dano) ed il giovane Turkey (Ben Cooper), che Vienna protegge nel suo locale nonostante le minacce della sempre più furibonda Emma. Il momento dell'inevitabile confronto tra Johnny e Vienna giunge, finalmente, in una lunga e magnifica sequenza nel saloon, che le evoluzioni dei dialoghi, contrappuntati in sottofondo dallo struggente commento musicale della meravigliosa colonna sonora di Victor Young, trasformano in un capolavoro di disincantato romanticismo, scandito ritmicamente dai tagli dei campi e controcampi e dalle magie di sguardi e movimenti dei due attori:
"Mi hai chiamato per un lavoro...".
"È per questo che sei venuto qui, per un lavoro?".
"No, perchè volevo rivederti. Sapevo che avevi avuto fortuna".
"La fortuna non c'è entrata per niente".
"Ho detto così per delicatezza".
"Non mi vergogno di come ho fatto quello che ho, la cosa importante è che ce l'ho".
"Così ragiona il più della gente".
"Ma non te... Che diritto hai di giudicare?".
"Un tempo ti ho amato. Un uomo ha un certo orgoglio per le cose che gli stanno a cuore, odia vederle insudiciare".
"Un uomo può mentire, rubare, perfino uccidere, ma finchè resta attaccato al suo orgoglio è sempre un uomo. Ad una donna, invece, basta fare uno scivolone ed è una sgualdrina: deve essere un gran conforto, per te, essere un uomo...".
"Mi è stato più di conforto pensare che tu eri qui ad aspettarmi".
"Sinceramente hai pensato che dopo cinque anni stessi aspettando te?".
"È lunga la strada fin qua da Albuquerque, dovevo pensare a qualcosa. E mi piaceva pensare che saremmo stati ancora insieme".
"Molto generoso da parte vostra, signor Logan: è una proposta?".
"Uno deve fermarsi in qualche posto, questo non mi sembra peggio degli altri".
"Questa è certo la più spassionata dichiarazione che mai donna abbia ascoltato, sono commossa...".
"Sì, sono parole povere, ma è anche la tua idea, no?".
"No, signor Logan, non è niente affatto la mia idea".
"Beh, allora sentiamo...".
"Oh, è una storia triste".
"A me piacciono le storie tristi".
"Cinque anni fa amavo un uomo: non era buono e non era cattivo, ma l'amavo e volevo sposarlo, lavorare con lui, costruire qualcosa per l'avvenire...".
"E vissero insieme felici e contenti...".
"Non fu così: troncarono. Lui aveva la pistola più lesta della ragione".
"Allora fu intelligente a sbarazzarsi di lui...".
"Sì, intelligente... Imparò a non innamorarsi più di nessuno".
"Cinque anni sono parecchi, ci deve essere stato qualche uomo...".
"Qualcuno".
"E che cosa sarebbe accaduto se quest'uomo fosse tornato?".
"Quando un fuoco si lascia spegnere, quel che resta è cenere...".
Ed invece si amano ancora e la passione che li aveva uniti torna ad infiammare i loro cuori: un futuro insieme, l'arrivo della ferrovia ed il progetto di una stazione proprio in prossimità del locale di Vienna, i soldi, la felicità, ora finalmente tangibile e non più soltanto sospirata nell'arco di una vita di sofferenze. Ma dura un attimo, perchè McIvers ha concesso alla gang di Dancin' Kid ventiquattro ore di tempo per togliere il disturbo, altrimenti, nonostante l'opposizione dello sceriffo, non esiterà a farsi giustizia da solo: Kid e i suoi, in realtà molto meno temibili delle bande di fuorilegge che infestano la zona con le loro scorribande, finiscono, per orgoglio e stupidità, col mettersi nei guai rapinando la banca del paese e poi fuggendo sulle montagne. La comunità cittadina insorge e l'idillio si spezza, travolto ferocemente dall'odio e dall'ottusità con cui gli uomini di Emma e McIvers si scagliano contro Vienna ed i suoi protetti. Ma una riscossa dei perdenti è ancora possibile: perchè Johnny Guitar sta dalla loro parte, un uomo con "la pistola più lesta della ragione"...
Capolavoro di sublime raffinatezza drammaturgica ed irresistibile fascino spettacolare, pietra miliare assoluta nella storia del western (e seconda incursione nel genere di Nicholas Ray dopo il precedente Il temerario), esaltato ed esaltante nell'eleggere il mito della frontiera a palcoscenico polveroso e fiammeggiante della commedia umana, in cui passioni e sentimenti, eroismo e tragedia, trasfigurazione allegorica e purezza dell'avventura, poetica del viaggio, rancore, vendetta, progresso, giustizia, libertà esplodono liricamente sullo schermo nelle scintille accecanti del Trucolor di Harry Stradling. Una Joan Crawford straripante, che litigò sul set praticamente con ogni membro della troupe, la recitazione underplayed di Sterling Hayden, un'indimenticabile e favolosa Mercedes McCambridge, la cristallina essenzialità stilistica del suo autore: Johnny Guitar è uno sfrenato melodramma sulla solitudine dell'eroismo, un tripudio folgorante ed impetuoso di pulsioni ribollenti ed ossessive, è raffinatezza della scrittura, evidente nella cura dei dettagli e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi, è, soprattutto, grande cinema. Molte le sequenze memorabili, dall'incipit, con l'arrivo di Sterling Hayden al saloon nel deserto di Vienna, incorniciato sotto un cielo carico di nubi minacciose e sferzato dalle raffiche di vento e sabbia, a Mercedes McCambridge che irrompe furiosa nel saloon mentre Joan Crawford esegue Johnny Guitar al pianoforte, dall'incendio del locale di Vienna, alla resa dei conti finale nella miniera, conclusa sulle note immortali della title track. "Ora vengo lassù, Vienna!"...

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