Espandi menu
cerca
Irina Palm. Il talento di una donna inglese

Regia di Sam Garbarski vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ROTOTOM

ROTOTOM

Iscritto dal 15 ottobre 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 116
  • Post 22
  • Recensioni 559
  • Playlist 311
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Irina Palm. Il talento di una donna inglese

di ROTOTOM
8 stelle


Un argomento duro, trattato con mano sicura. Alla fine succede esattamente quello che ti aspetti. E il gusto è tutto lì. Garbata commedia agrodolce “all british”, come solo gli inglesi riescono a fare senza scadere nel becero, lasciando allo spettatore il piacere della fantasia mutuata dai gesti e dalle intense emozioni filtrate da una splendida Marianne Faithfull- Maggie, delicatamente dimessa.
La felicità passa da un buco entro il quale anonimi esseri umani lasciano andare in piena libertà le loro tensioni, così da un buco ben più stretto la nonna Maggie deve passare per lasciarsi alle spalle il dolore di un nipote malato, un passato vissuto in fretta, un presente impantanato nella disperazione.
Perché un ragazzino deve morire? Perché una società civile lo lascia morire se non si hanno i soldi per curarsi? Cosa spinge un uomo ad infilare il proprio pisello in un buco nel muro per farsi masturbare? Una sega salverà il mondo e così è. Attraverso un gesto antico come la vita stessa una donna considerata già vecchia mostrerà ai giovani irosi come ci si sacrifica, come l’onore non valga in una cicca di nulla quando la società cosiddetta civile comunque dell’onore ne fa solo un vestito da esibire agli ipocriti tè tra amiche. L’ironia viene stemperata nel dramma e viceversa, i due registri si mischiano continuamente senza prevaricarsi in una messa in scena di grande pulizia e formale asciuttezza. Non c’è nulla dell’istrionismo di denuncia alla Loach, tutto il film è essenziale, il soggetto funge da pretesto per una novella buona ma sentitamente sincera come raramente le cose buone rivelano essere, mentre la parte “scabrosa” del tema è sempre lasciata fuori campo, composta e pudica, delegando alla personale fantasia di chi assiste il compito di immaginare secondo la propria “personale esperienza”. Film di contrasti, si sorride digrignando i denti e ci si sorprende imbarazzati, merito della notevole capacità narrativa di Sam Garbarsky che riesce a mantenere il tutto in equilibrio con momenti di grande drammaticità che tali rimangono, senza buonismo consolatorio (es. il licenziamento della collega e successivo mancata riappacificazione) o ridondanze che mirino smaccatamente alla lacrima.
E’ una favola operaia, evocata da una fotografia livida e diretta da una regia intimista e paziente che segue la protagonista nel suo viaggio all’esterno di sé, delle sue paure, del mondo quasi rurale scandito da regole provinciali giusto ad un’ora di metropolitana dal centro cosmopolita e moderno di Soho, London. Il centro del mondo, il buco in cui un po’ tutti prima o poi finiscono per trovarsi al di là una casalinga di mezza età dalle mani estremamente morbide in grado di soddisfare quel bisogno di trasgressione mutuata da una fantasia un po’ ingenua che trasmette un nome evocativo: Irina Palm. Basta poco alla società moderna e cosmopolita per essere soddisfatta, basta un marchio, una fantasia, una moda. Mentre dall’altra parte del muro, la “vecchia cinquantenne” provinciale e proletaria rimane sè stessa, nel suo paltò viola, nel suo grembiule da faccende di casa, nei piccoli ritratti che si appende alla spoglia cabina in cui lavora. Due mondi separati da un muro, collegati da un buco. Due mondi all’opposto esattamente come il muro invisibile divide le vite di Maggie collegate anch’esse da un buco: la metropolitana, nelle cui viscere affonda Maggie che lascia in cerca di aiuto la vita diurna pregna di un’umanità perbenista e ipocrita, per riaffiorare come Irina Palm in quella notturna, abitata da sconosciuti infoiati, donne merce e il principale che nel suo ufficio sotterraneo spaccia sogni da poco per clienti e che tiene per sé un sogno di umana riabilitazione e solare tranquillità. Un grande Miki Manojlovic - Micky che riesce a spegnere nello stesso posacenere durezza e sensibilità. Maggie così decide, e decide per essere Irina Palm, finendo tra le braccia di chi le ha dato il nuovo nome, la nuova identità e la nuova vita. Chi le ha scoperto il talento guardandole le mani senza farsi influenzare dal suo aspetto e dall’età, chi le ha dato l’opportunità di salvare la vita al nipote semplicemente fidandosi, tranne un accenno di minaccia nella quale nessuno, nemmeno Maggie, ha mai creduto. E’ l’apologia della sega, il film passa tutto da lì, e lì finisce, bene ovviamente come una sega sempre finisce, con quel finale consolatorio che lascia un po’ tristi ma rilassati, mestamente amati da sé stessi. La forza di Irina Palm è forse questa, di amare gli altri esattamente come sé stessa, questo il suo successo, quello che la società moderna e cosmopolita ha perso mentre cerca di infilare la propria richiesta di aiuto in un buco nel muro.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati